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L'avvertimento dell'Ucraina alla Russia: il retroscena dietro l'attacco degli elicotteri a Belgorod

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«Un messaggio a chi vuole intendere, un avvertimento». Fonti qualificate a Kiev parlano così del raid di ieri contro un deposito russo a Belgorod, che Mosca ha attribuito agli ucraini e che gli ucraini non hanno né confermato né smentito. «Anche noi siamo in grado di colpirvi», sembra essere il messaggio sottinteso se mai fosse stata Kiev, che ovviamente non ha alcun interesse a confermarlo ufficialmente per evitare l’escalation. Potrebbe essere giustificato come una forma di «legittima difesa», un raid contro gli oltre 1.100 attacchi missilistici russi. E poi c’è un’altra chiave di lettura, sottolineano le fonti, potrebbero averlo fatto per sottolineare la diversa fase in cui si trovano le forze militari ucraine, per dimostrare di essere «in grado di tenere botta» cinque settimane dopo l’inizio della guerra. 

 

 

Quasi una ‘provocazione’ ai russi, per aumentare il loro senso di frustrazione. In ogni caso, se fossero stati loro, si sarebbe trattato di «un’azione dimostrativa», perché a Kiev «devono pensare a difendersi, non ad attaccare». In generale, però, sul terreno, «la situazione resta molto fluida, sul fronte meridionale i russi piano piano stanno avanzando», mentre si registrano movimenti in Transnistria, dove sono dispiegati alcune migliaia di soldati russi. Movimenti, sottolineano le fonti, che avrebbero senso nell’ottica di un rafforzamento dei tentativi di prendere Odessa. «Il minimo che Mosca vuole - ricordano le fonti - è l’intero Donbass e il mare di Azov. Qualcosa in più sarebbe prendersi tutto il Mar Nero fino alla Transnistria». 

 

 

Intanto a Mariupol si continua a combattere e a resistere e non si è installata alcuna amministrazione filorussa, secondo le intenzioni del leader della ‘repubblica popolare di Donetsk’, Denis Pushilin. «La città cadrà alla fine - è la convinzione delle fonti - ma non è ancora successo e questo è ancora una volta indicativo di quanto i russi abbiano sbagliato i loro calcoli sull'operazione speciale in Ucraina. Tutto il resto - tagliano corto le fonti a Kiev - come le interpretazioni secondo cui in realtà tutto quello che sta succedendo fosse stato calcolato, il ritiro dal nord dell’Ucraina per concentrarsi a est, è dietrologia». Quanto all’andamento dei negoziati viene sottolineata la grande «complessità»: se sulla neutralità sono stati fatti dei passi in avanti, con le controproposte ucraine, le difficoltà restano tutte sul tema delle garanzie e dei garanti internazionali, con il sistema che Mosca sarebbe disposto ad accettare, oltre ai ‘nodi’ Donbass e Crimea.

 

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