accuse di genocidio
Dritto e rovescio, “Putin brucerà all’inferno”. Poi l’ammissione del sindaco di Mariupol: “Protetti dal Battaglione Azov”
Vadym Boytchenko, sindaco di Mariupol, è ospite della puntata del 31 marzo di Dritto e rovescio, talk show serale di Rete4. Il primo cittadino della città ucraina, snodo cruciale della guerra con la Russia, risponde alle domande di Paolo Del Debbio, facendo in primis un chiarimento sul Battaglione Azov, che dai russi è accusato di distruggere la città invece di difenderla: “Replicherei in modo molto semplice, il 24 febbraio Vladimir Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina e ha invaso il nostro territorio, iniziando questa guerra contro Mariupol. La guardia nazionale e le forze armate dell’Ucraina hanno difeso e stanno difendendo la nostra città. Non vi sono delle truppe nazionaliste in Ucraina. C’è mio figlio che oggi sta difendendo la propria patria, il capo-tenente Boytchenko, e sta cercando di far tornare la pace, così ogni cittadino morto oggi non è un nazista, non abbiamo invaso nulla. Noi siamo nella nostra terra. Putin ha commesso atti orribili con le proprie truppe, dice che ci sta liberando, ma sta liberando il nostro paese dalla nostra gente… È un genocidio, è un crimine di guerra, brucerà all’inferno per quello che hanno fatto alla nostra bellissima città”.
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Come è la situazione a Mariupol? Chiede poi Del Debbio al sindaco, che traccia uno scenario catastrofico: “È estremamente complessa, la città è completamente sotto assedio da 36 giorni. Vi è una catastrofe umanitaria completa. Non abbiamo luce, riscaldamento, acqua, gas. Stanno finendo i beni di base come il cibo e i medicinali. Oggi ci appelliamo a tutta la comunità internazionale. Ci serve una totale evacuazione di tutti i cittadini di Mariupol perché oggi è importantissimo salvare ogni singola vita, ogni singolo cittadini, ogni singolo cuore che ancora batte in questo orrore. La nostra città è stata distrutta dall’invasore russo, con il loro criminale di guerra Putin”.
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Altro tema affrontato è il bombardamento del teatro di Mariupol, il culmine del conflitto: “Nel teatro - rivela Boytchenko - c’erano mia mamma, mio papà e mio fratello con la sua famiglia, hanno un bambino piccolo. Hanno vissuto nel teatro per più di 20 giorni, di mattina avevano due bicchieri di acqua calda e due biscottini. A pranzo avevano una piccola ciotolina di zuppa, erano in 800 persone, la sera idem, un bicchiere d’acqua e due biscottini. Cinicamente - accusa il primo cittadini - le truppe russe hanno ignorato questa scritta davanti al teatro ‘bambini’. Hanno colpito, hanno bombardato e c’erano molte persone all’interno del bunker che stavano in fila per avere questo cibo. Hanno distrutto il teatro. Parte delle persone sono riuscite a uscire, ma moltissime persone sono rimaste sotto le macerie. Ma secondo la propaganda russa c’erano militari, ma c’era la parola bambini scritta in grosso. I propagandisti russi, vedendo i civili morti nelle macerie, hanno detto che erano tutti nazisti. I nazisti sono stati inventati dai propagandisti russi. Negli ultimi dieci giorni le truppe russe hanno distrutto i punti di raccolta, gli autobus”, bloccando di fatto l’uscita dalla città”. Il sindaco Boytchenko ha infine concluso facendo sapere che sulla resa ucraina la decisione del comandante della Guardia Nazionale è quella di non cedere “neanche un centimetro dell’Ucraina. Noi resisteremo fino all’ultimo. E il nostro Paese è con noi”.