Gennaro Sangiuliano: "Solo la Cina può mediare con la Russia. Altrimenti sarebbe la sua rovina"
«La Cina è l'unico mediatore possibile in questa fase». Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2 e docente universitario, commenta con il Tempo le ultime evoluzioni della crisi russo-ucraina. Sangiuliano nella sua produzione di saggi biografici annovera anche due volumi dedicati rispettivamente a Putin e a Xi Jinping.
Cosa rende la Cina «l'unico mediatore possibile»?
«Ha una forza economico-militare da gettare sul tappeto. E poi ha un interesse a che i mercati restino globali e aperti, perché se dovessimo tornare ad un sistema come quello della Guerra Fredda, ossia quello delle economie chiuse, Pechino avrebbe dei danni enormi, perché la sua si regge sulle esportazioni».
E poi ci sono le analogie tra i due leader.
«Sono semanticamente, ideologicamente e mentalmente vicini. Xi Jinping, nel suo saggio pubblicato anche in Italia, "Governare la Cina", fa capire che per lui la democrazia non ha alcun valore. Quel che conta è un sistema confuciano, basato su quel che lui definisce "armonia"».
Ovvero?
«Un sistema dirigista, pilotato dal centro. Questo fa capire quanto Xi e Putin abbiano analogie. Diciamolo chiaramente: sono entrambi comunisti».
La Cina unico mediatore possibile. Però il vertice tra Xi e Biden non pare andato benissimo.
«Questo perché Xi Jinping è, appunto, un alleato di Putin. Anche se i cinesi hanno smentito, ho la convinzione che sapessero già prima dell'attacco di Putin all'Ucraina. Hanno concordato di far concludere prima le Olimpiadi».
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E in questo quadro si può collocare il documento congiunto firmato dai due leader in occasione delle Olimpiadi? La sostanza è il sostegno congiunto.
«Assolutamente. La Cina sta comprando molto gas dalla Russia, compra anche materie prime, e quindi sta supportando finanziariamente Putin. Peraltro, si pensa anche che la Cina possa far da tramite per il pagamento del debito pubblico della Russia».
In dollari?
«Per i cinesi non sarebbe un problema».
Questa dinamica vede un altro scenario sul tavolo. Quello di Taiwan. Che relazione c'è con la crisi ucraina?
«L'invasione in Ucraina sta fornendo l'occasione per compiere le "prove generali" di un'aggressione cinese su Taiwan. Alcuni jet di Pechino, nelle scorse settimane, hanno violato lo spazio aereo per testarne i sistemi di difesa».
Se a quel punto la situazione dovesse precipitare?
«Gli Stati Uniti si impegnarono formalmente a difesa di Taiwan, all'epoca denominata Formosa. Lì scapparono dalla Cina i seguaci di Chiang Kai Shek. Se gli americani non intervengono a sua difesa, poi crollerebbe tutto il loro sistema di alleanze in Oriente. Perché poi avrebbero da temere anche Giappone, Filippine, Thailandia, e anche la stessa Australia, alleati storici degli Stati Uniti».
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Mentre Stati Uniti e Cina allacciano il filo di un dialogo difficile, Putin dà una prova di grandeur ideologica allo Stadio Luzhniki di Mosca. Com'è spiegabile questa deriva della leadership?
«In ogni discorso bisogna sempre premettere che Putin è l'aggressore e il popolo ucraino l'aggredito. È Putin ad aver violato il diritto internazionale. Poi è nostro dovere studiare e comprendere situazioni complesse, anche al di fuori delle banalità del mainstream, per focalizzare le origini storiche e umane dei fenomeni. Putin è nato nel 1952 in una Leningrado (oggi San Pietroburgo ndr) reduce dal drammatico assedio nazista nel corso del quale morì suo fratello Viktor, che quindi non conobbe. Nel discorso allo stadio ha detto "due volte siete stati qui, due volte siete stati sconfitti", con riferimento ovvio a Napoleone e ai tedeschi. Poi va ricordato anche che subì il trauma della dissoluzione dell'Unione Sovietica, che visse da capo del KGB nella Germania dell'Est. Questi ricordi, queste esperienze hanno generato un portato che sicuramente si è sedimentato nella persona. Poi va detto che negli ultimi anni si è molto isolato rispetto alle interlocuzioni che aveva avuto con molti leader internazionali nel decennio precedente, penso a Berlusconi o George W. Bush».
«Attueremo tutti i nostri Piani», ha detto. E però l'economia è fiaccata dalle sanzioni. Quale potrebbe essere un punto di svolta?
«Ho il sospetto che Putin voglia creare le condizioni militari per trattare da una posizione di forza. In modo da arrivare all'accettazione, da parte dell'Ucraina, di uno status tipo Austria o Svezia, e la mutilazione di Crimea e Donbass».
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