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Otto e mezzo, “miserabili del web”. Massimo Giannini sbotta dopo le accuse della Russia: non nascondo l'orrore della guerra

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La guerra in Ucraina è finita in modo esemplare sulla prima pagina de La Stampa, che ha voluto dedicare un grande spazio alla “carneficina” che sta andando in scena dopo l’invasione della Russia con numerosi civili morti. Il direttore del quotidiano piemontese, Massimo Giannini, è ospite della puntata del 16 marzo di Otto e mezzo, talk show serale di La7 condotto da Lilli Gruber, e spiega cosa l’abbia spinto a muoversi in questa direzione, che ha provocato le aspre critiche della Russia: “Sono abbastanza sconcertato da quello che è successo oggi, siamo al giorno 21 di una guerra che stiamo vedendo tutti, tutti i giorni, a meno che gli ucraini non abbiano deciso per un gigantesco suicidio di massa, in cui gli eserciti russi per mare, per terra, per cielo colpiscono la popolazione civile. Io come giornale ho fatto una scelta fin dall’inizio, diamo anche le immagini più dure, credo che l’orrore della guerra non vada nascosto, vada esibito, proprio perché è l’orrore allo stato puro”.

 

 

I russi, evidenzia la Gruber, se la sono presa con La Stampa perché è stata usata un’immagine di Donetsk, dove non si sa in realtà chi abbia sferrato l’attacco. “Lo spiego - non si tira indietro Giannini -. L’altro ieri, quando è successa la strage di Donetsk con 20 civili uccisi, è scoppiato il rimpallo delle responsabilità. Abbiamo raccontato tutto. Ora abbiamo deciso di fare questa prima pagina parlando di ‘carneficina’ per mostrare l’orrore della guerra, senza attribuire l’attacco a nessuno, né russi e né agli ucraini, non vedo dove sia la polemica. Se non nel fatto che, con tutta evidenza, i russi la usano pro domo loro, dopo aver combinato disastri ed eccidi in 21 giorni. La cosa che più mi dà fastidio - usa toni forti Giannini - e che più mi addolora e preoccupa è che esiste anche qualcuno qui in Italia, i soliti miserabili del web, che amplificano tutto questo e lo considerano un caso di disinformazione. Dove è la disinformazione? Abbiamo fatto un’operazione per far vedere che cosa è la guerra, chiunque sia stato a combinare quell’eccidio. Può piacere o non piacere, ma non si può dire che è disinformazione”.

 

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