mirino su kiev
L’Aria che Tira, l’ambasciatore Nelli Feroci ne è convinto: “La Russia scaglierà l’attacco finale”. L’obiettivo di Putin
L’incontro in Turchia tra i ministri degli esteri di Ucraina e Russia non ha portato i passi in avanti sperati. Nell’edizione dell’11 marzo de L’Aria che Tira, programma di La7 che vede Myrta Merlino alla conduzione, è ospite l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, che commenta la situazione del conflitto: “È successo poco o niente, ma era prevedibile. Se non si parte da un cessate il fuoco è inimmaginabile avviare un’interlocuzione credibile e seria. I colloqui sono operazioni tattiche la Russia usa per guadagnare tempo, intensificare le operazioni sul terreno, estendere l’offensiva fino ad occupare tutti i centri urbani più importanti. L’impressiona mia, ma che è anche prevalante, è che l’obiettivo di Putin sia quello di arrivare a Kiev, installare un governo amico-fantoccio e poi fare veri negoziati solo a quel punto. La sensazione di un attacco finale è un qualcosa di molto concreto, lo temo e temo che quello che sta succedendo in questi giorni è che l’offensiva prosegue e che tempi e ritmi li deciderà Putin, ma non vedo segnali di un rallentamento o di disponibilità ad un cessate il fuoco. Non vedo quindi le condizioni per avviare un dialogo credibile con Zelensky e con l’attuale governo ucraino”.
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La Merlino chiede conto al suo ospite delle frasi di Sergej Lavrov, che accusa l’Occidente di prendere per buone le fake news che arrivano dall’Ucraina: “Il ministro degli Esteri russo mente sapendo di mentire, dice bugie clamorose dimostrate dai fatti e dalle immagini. Non deve sorprendere questa cosa. Che non vogliano attaccare altri paesi è possibile e più verosimile - sottolinea Nelli Feroci, che presiede l’Istituto Affari Internazionali -. Putin ci ha insegnato che è molto difficile prevedere in anticipo le sue mosse, non credo abbia interesse ad estendere il conflitto oltre il territorio dell’Ucraina, soprattutto non ha interesse ad innescare un conflitto con un intervento contro un paese Nato. L’Alleanza atlantica è sempre stata prudente nel dire che non sarebbe intervenuta direttamente nel conflitto, ma se un paese della Nato fosse colpito sarebbe inevitabile far scattare l’obbligo di garanzia militare per un paese colpito da un’aggressione”.