Nella black list Dmitry Konov, l'oligarca nominato Commendatore d'Italia
Dall’onore di ricevere la seconda onorificenza civile dello Stato italiano, all’onta di essere inserito nella «lista nera» dei sanzionati dall’Unione europea, il passo è stato breve per Dmitry Konov, presidente del consiglio di amministrazione di Sibur Holding, la più grande società petrolchimica integrata della Russia. Solo due anni fa, il 27 gennaio 2020, nel salone delle cerimonie di Villa Berg di Mosca, sede dell’Ambasciata italiana nella Federazione Russa dal 1924, l’ambasciatore Pasquale Terracciano aveva conferito il titolo di Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia a Dmitry Konov per aver «contribuito allo straordinario aumento della collaborazione tra il colosso petrolchimico russo e le aziende italiane, sia a livello commerciale, sia a livello di partnership industriali». «Quale Ambasciatore d’Italia non posso che rallegrarmi per i successi del dottor Konov, visti i grandi benefici che essi hanno determinato per il sistema economico italiano», aveva sottolineato Terracciano. Alcuni mesi dopo, il 14 ottobre 2020, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, invitato a Mosca dal ministro dell’Industria e del Commercio russo Denis Manturov, aveva ringraziato l’ad di Sibur: «Abbiamo rilanciato il Comitato imprenditoriale che è una componente fondamentale del Consiglio italo-russo, grazie ai due nuovi co-presidenti, il dottor Tronchetti Provera e il dottor Konov». Da mercoledì scorso Konov è finito, insieme ad altri 13 oligarchi russi, nella «black list» del Consiglio d’Europa che al momento conta 862 persone fisiche e 53 persone giuridiche, e autorizza gli Stati membri a congelare tutti i loro beni.
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L’«accusa» per Konov è di «operare in settori economici che costituiscono una notevole fonte di reddito per il governo della Federazione russa, responsabile dell’annessione della Crimea e della destabilizzazione dell’Ucraina». Tra la medaglia e le sanzioni c’è ovviamente l’invasione di un Paese, l’uccisione di centinaia di civili, l’esodo di un intero popolo. Ma la sensazione è che questa «lista nera» sia un po’ troppo allargata. Siamo diventati più realisti della regina, visto che quella inglese conta solo 7 oligarchi. Konov, per esempio, è un manager di Sibur; i proprietari sono Mikhelson e Timchenko, «oligarchi vicini a Vladimir Putin», già inseriti nella «black-list». Così come lascia perplessi che sia stato inserito il pilota Nikita Mazepin, in quanto figlio del direttore generale della società di concimi inorganici Uralchem. «Essendo Uralchem sponsor della Haas F1 Team, Dmitry Mazepin è il principale sponsor delle attività di suo figlio presso la Haas Team», spiega il Consiglio dell’Ue per motivare le sanzioni. Peccato che Nikita sia già stato licenziato dalla scuderia. Gli oligarchi che ritengono illegittimo il loro inserimento nella «lista nera», hanno la possibilità di fare ricorso al Tribunale d’Europa.
Nel frattempo, iniziano già a fioccare le disdette dei turisti russi facoltosi per l’affitto in estate delle ville per le vacanze, tra Versilia e Argentario. E solo una minima parte di questi ricconi è finita nella «black list». Occhi puntati anche su «Sailing Yacht A», la barca a vela più grande del mondo, pagata 425 milioni di euro dall’industriale Andrey Melnichenko, anche lui inserito due giorni fa nell’elenco dei sanzionati. Al momento si trova in rimessaggio nell’arsenale del porto di Trieste. L’ex patron del Chelsea, Roman Abramovich, è riuscito finora a preservare dal «congelamento» i suoi panfili: «Solaris», il super yacht da 140 metri costruito nel 2021 e pagato 500 milioni di euro, si trovava ieri pomeriggio in navigazione al largo delle coste orientali della Sicilia, dopo essere stato al porto di Barcellona fino all’8 marzo. Mentre «Eclipse», varato nel 2010, ieri sera stava navigando al largo delle isole Canarie.