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Ucraina, "fake-news su Chernobyl". Kiev smentisce Mosca: è allarme incidente nucleare

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Due versioni, quella di Mosca e quella di Kiev tra fake news, allarme e smentite. Nel quindicesimo giorno dall'invasione della Russia in Ucraina cresce la paura sull'incidente nucleare. "Il ripristino della corrente a Chernobyl è una fake news" denuncia Energoatom, l'azienda di Stato ucraina che gestisce le quattro centrali nucleari nel Paese smentendo così la notizia annunciata da Mosca secondo la quale esperti bielorussi avrebbero ripristinato la fornitura di elettricità alla centrale nucleare di Chernobyl. 

"La centrale nucleare di Chernobyl che è sotto il controllo delle forze armate russe è stata fornita di energia elettrica dalla Bielorussia" aveva riferito il vice ministro dell'Energia russo, Yevgeny Grabchak. "Gli ingegneri energetici bielorussi hanno assicurato la fornitura di elettricità alla centrale nucleare di Chernobyl. La linea di trasmissione di energia Mazyr è stata alimentata".

Così la centrale nucleare di Chernobyl mette ancora paura. Dopo l'assalto di qualche giorno fa, e le preoccupazioni che si erano aperte, adesso l'impianto - teatro del più grande disastro atomico civile nel 1986, e ora totalmente in mano ai militari russi - è senza energia elettrica. Una situazione che tiene con il fiato sospeso non soltanto l'Ucraina, palcoscenico della guerra, ma anche l'intero Pianeta per le ricadute derivanti a causa della possibilità di fughe radioattive. Anche se l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) rassicura tempestivamente: non ci sono impatti sulla sicurezza.

Non erano bastati i bombardamenti sulla centrale di Zaporizhzhia (la quinta al mondo in attività), ora l'assenza di corrente elettrica a Chernobyl potrebbe non consentire al combustibile esaurito il corretto raffreddamento provocando la fuoriuscita di radiazioni. L'operatore di Stato ucraino che si occupa della gestione delle centrali nucleari del Paese, Energoatom, ricorda che a Chernobyl sono immagazzinati "circa 20mila assemblaggi di combustibile esaurito" nell'impianto di stoccaggio; e che "hanno bisogno di un raffreddamento costante, possibile solo con l'elettricità". Di conseguenza, "la temperatura nelle piscine aumenterà, portando al rilascio di sostanze radioattive nell'ambiente".

L'Aiea - che aveva perso le comunicazioni con la centrale - tranquillizza sul fatto che il carico termico della piscina di stoccaggio e il volume dell'acqua di raffreddamento sono sufficienti "per un'efficace rimozione del calore senza necessità di alimentazione elettrica". E' per questo che - anche secondo il direttore generale Rafael Grossi citato sull'account twitter dell'Aiea - non dovrebbe esserci "alcun impatto critico sulla sicurezza". Per Marco Ricotti, professore di impianti nucleari al Politecnico di Milano: "Non c'è un pericolo sostanziale". Gli impianti di Chernobyl "sono tutti spenti, sono in shut down da anni. Quindi potrebbe non essere pericoloso se gli viene tolta l'energia elettrica". L'Agenzia però puntualizza che lo sviluppo della situazione "viola un pilastro fondamentale della sicurezza", dal momento che dovrebbe esserci "la garanzia di un'alimentazione ininterrotta". Inoltre l'Aiea chiede anche un cambio del personale, che sono ormai al lavoro da due settimane senza sosta e sottoposti a un clima di stress psico-fisico.

L'interruzione di energia alla centrale di Chernobyl - in base a una ricostruzione fornita da Maurizio Martellini, fisico nucleare e segretario generale della Fondazione che si occupa di disarmo nucleare 'Alessandro Volta' - potrebbe esser dovuta ai combattimenti a Sud del Paese nell'area di Odessa, da dove partono almeno due linee elettriche da 750mila volt. Una di queste è andata distrutta, e attraversando l'Ucraina fino alla zona di Chernobyl, dove fornisce energia, ha tagliato la corrente a "una delle arterie principali di energia", e quindi anche all'impianto. "Bisogna porre subito rimedio - rileva Martellini - se no potrebbe esserci una fuoriuscita di gas radioattivo, e dovremmo prendere le pillole di iodio 131 anche qua".

La preoccupazione della centrale di Chernobyl è stata anche al centro di un colloquio tra Grossi e Josep Borrell; dalla conversazione è emerso un invito rivolto alla Russia "a preservare la sicurezza delle infrastrutture nucleari".

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