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La Cina si sfila e boccia le sanzioni contro Putin

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La Cina chiede la «massima moderazione» per evitare una crisi umanitaria in Ucraina e boccia le sanzioni alla Russia, che definisce «dannose per tutti». A colloquio con il presidente francese, Emmanuel Macron, e con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il presidente cinese, Xi Jinping, ha definito «preoccupante» la situazione in Ucraina e ha dichiarato che la Cina «deplora profondamente la guerra» nel continente europeo, usando il termine più forte a cui finora Pechino ha fatto ricorso per descrivere la situazione in Ucraina.

Nel primo colloquio con i leader occidentali dall’inizio dell’invasione russa, Xi ha ribadito i punti fermi di Pechino rispetto alla situazione in Ucraina, ovvero il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi ma anche la comprensione per le preoccupazioni riguardanti la sicurezza di tutte le parti, senza citare direttamente la Russia e ha espresso sostegno per «tutti gli sforzi volti a una soluzione pacifica» del conflitto. A Francia e Germania, poi, la Cina ha espresso apprezzamento per gli sforzi di mediazione nel conflitto, dicendosi disposta a mantenere il coordinamento con Parigi, Berlino, e con l’Unione Europea, sulla crisi ucraina. La Cina, ha detto Xi, è pronta a svolgere un «ruolo attivo» con la comunità internazionale, «secondo le esigenze di tutte le parti interessate».

 

 

 

 

È sulle sanzioni, però, che le visioni con i partner europei, e occidentali, divergono. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden dichiara lo stop alle importazioni di petrolio, al gas naturale liquefatto (Lng) e al carbone russi, Xi boccia nuovamente le misure prese contro Mosca: «Avranno un impatto negativo sulla stabilità della finanza globale, dell’energia, dei trasporti e delle catene di approvvigionamento, e trascineranno al ribasso l’economia mondiale, che è sotto il pesante fardello della pandemia, e saranno dannose per tutti», ha scandito nel colloquio con Macron e Scholz. Al contrario, Pechino chiede cooperazione per «ridurre l’impatto negativo della crisi». A preoccupare la Cina sono soprattutto gli approvvigionamenti energetici e alimentari, tema di discussione in questi giorni da parte dei funzionari di Pechino riuniti nei lavori della sessione plenaria annuale dell’Assemblea Nazionale del Popolo, l’organo legislativo del parlamento cinese. Lo stesso Xi aveva citato l’importanza dell’approvvigionamento di grano nei giorni scorsi, durante un incontro con esponenti del mondo agricolo. Fonti al corrente dei piani di Pechino, citate dall’agenzia Bloomberg, rivelano che il governo cinese ha avviato discussioni con alcuni grandi gruppi statali per possibili investimenti nei colossi russi, in particolare il gigante del gas Gazprom, e il gruppo dell’alluminio, Rusal. I piani di investimento o di acquisto di asset dei gruppi di Mosca vedrebbero in prima linea il gigante cinese degli idrocarburi China National Petroleum Corporation (Cnpc) China Petrochemical, Aluminum of China e China Minmetals. Gli investimenti, spiegano le fonti della Bloomberg, qualora si verificassero, servirebbero a sostenere le importazioni e non sarebbero da interpretare come un sostegno di Pechino a Mosca.

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