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Fallisce la tregua umanitaria, Kiev non può più aspettare

Luigi Frasca
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Un secondo tentativo di evacuare i civili da Mariupol, assediata dalle forze russe nel sud dell’Ucraina, è fallito per i continui attacchi di Mosca. E mentre arrivano ininterrotte le drammatiche notizie di civili uccisi, città devastate e profughi in fuga, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si dice pronto a colloqui diretti con l’omologo russo, Vladimir Putin, per «parlare di qualsiasi punto» purché «senza ultimatum». La risposta russa è quasi istantanea: Kiev «cessi le ostilità», il dialogo ci può essere se le richieste russe vengono accolte. Nel frattempo Mosca ha intensificato i bombardamenti su Mariupol e attaccato massicciamente zone residenziali di Chernihiv, a nord di Kiev. Parlando con l’omologo francese Emmanuel Macron, Putin ha promesso: raggiungerò i miei obiettivi, che «sia con i negoziati o con la guerra», ha riferito l’Eliseo.

A Mariupol, sotto assedio russo, mancano ormai da giorni acqua, cibo, medicine, riscaldamento ed elettricità. Russi e ucraini hanno concordato una nuova tregua di 11 ore per evacuare civili e feriti, dopo che quella del giorno precedente non è stata rispettata. Anche questa volta, ha denunciato Kiev, il corridoio umanitario è stato chiuso velocemente, sotto i raid delle forze di Mosca. «Non ci possono essere corridoi, il cervello malato dei russi decide quando e a chi sparare», ha denunciato il consigliere del ministero dell’Interno, Anton Gerashchenko. Fra i morti a Mariupol c’è anche un bambino di 18 mesi, Kirill, ucciso da colpi d’artiglieria russi. Lo scatto in ospedale della reporter di Associated Press Evgeniy Maloletka, che ha ritratto il bambino in braccio al padre, avvolto in una coperta azzurra, ha in sè tutto il dramma della guerra. Il conflitto, ormai all’11esimo giorno, ha spinto 1,5 milioni di persone a fuggire all’estero. La dura resistenza dell’Ucraina ostacola il piano di veloce presa del Paese da parte di Mosca. Le forze russe hanno fatto progressi significativi nel sud e sulla costa, ma in molti luoghi sono state frenate. Come a nord di Kiev, dove una colonna militare è ferma da giorni. Zelensky chiede agli ucraini di resistere, mentre Putin accusa l’Ucraina per il conflitto: all’omologo turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che Kiev dovrebbe cessare le ostilità e accontentare le «ben note» richieste russe. Tra queste, ciò che Putin chiama «denazificazione» dell’Ucraina, accusata di essere guidata da neonazisti antirussi. Un terzo giro di negoziati diretti è atteso oggi, mentre Putin ha anche avvertito i Paesi vicini all’Ucraina: chi ospita gli aerei da guerra usati da Kiev sarà considerato parte del conflitto.

Continua, intanto, il coordinamento internazionale. Putin e Macron hanno parlato della situazione nucleare in Ucraina, che ha 15 centrali e nel 1986 fu teatro del disastro di Chernobyl. Hanno concordato in linea di principio un dialogo tra Mosca, Kiev e l’Aiea, potenzialmente nei prossimi giorni. Il primo ministro israeliano, Naftali Bennett, ha parlato poi di nuovo con Zelensky, dopo che ieri è stato a Mosca da Putin, e ha avuto colloqui con il russo, con Macron e il cancelliere tedesco Scholz. E il ministro degli Esteri Yair Lapid volerà a Riga domani a incontrare il segretario di Stato statunitense Antony Blinken. Zelensky ha sentito anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, ha twittato: «L’ho informato dei crimini della Russia contro i civili, del terrorismo nucleare». Il presidente ucraino continua a ribadire la richiesta di no-fly zone, che la Nato esclude per timore porti a una guerra su più vasta scala. «Il mondo è sufficientemente forte per chiudere i nostri cieli», ha detto Zelensky. Su questo è tornato anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: «Nelle circostanze attuali» il divieto di sorvolo potrebbe essere considerato «l’ingresso della Nato nel conflitto, rischiando la terza guerra mondiale».
 

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