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Anche la sempre neutrale Svizzera è stanca di Putin. Ok alle sanzioni alla Russia: “Il nucleare non ci fa paura”

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Alla luce dell’intervento militare russo in Ucraina, la Svizzera ha deciso di riprendere le sanzioni adottate dall’Unione europea il 23 e 25 febbraio. Lo ha annunciato oggi il governo, al termine di una seduta straordinaria. Parallelamente l’esecutivo ha riaffermato la sua solidarietà con l’Ucraina e il suo popolo e la volontà di aiutare chi è fuggito dal Paese. «L’aggressione della Russia all’Ucraina è un’aggressione alla sovranità, alla libertà, alla democrazia e alla popolazione civile di una Paese sovrano», ha affermato in conferenza stampa a Berna il presidente della Confederazione Ignazio Cassis, aggiungendo che è inaccettabile sia per il diritto internazionale, che politicamente e moralmente. «Altre democrazie devono poter contare sulla Svizzera, gli Stati che rispettano il diritto e sostengono i diritti umani devono poter contare sulla Svizzera», ha proseguito Cassis, sottolineando che si tratta di un passo che il Governo non compie alla leggera. 

 

 

Per quanto non inaspettata la decisione è un passo inusuale per la Svizzera, data la sua politica di neutralità. L’importante ruolo del paese come piazza finanziaria, con una forte presenza russa, rendeva cruciale l’adesione della Svizzera alle sanzioni europee. Già il 24 febbraio il governo di Berna aveva detto di voler evitare che la Svizzera venisse usata come piattaforma per aggirare le sanzioni imposte dall’Ue. Va ricordato che nel 2014, la Svizzera non si allineò alle sanzioni europee per l’invasione russa in Crimea, in nome della neutralità.

 

 

Concretamente, con la decisione di oggi vengono immediatamente bloccati i beni di una serie di persone e società e vengono adottate subito sanzioni finanziarie contro il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro Mikhail Mishustin e il ministro degli esteri Sergey Lavrov. L’Esecutivo ha anche deciso di sospendere parzialmente l’accordo del 2009 sulla facilitazione del rilascio del visto per i russi. Per consentire alla Svizzera di fornire i suoi buoni uffici portando avanti colloqui e negoziati per la risoluzione del conflitto, i titolari di un passaporto diplomatico potranno continuare a entrare nella Confederazione senza visto. Il governo ha anche deciso di vietare l’ingresso a diverse persone che hanno un legame con la Svizzera e sono vicine al presidente russo. La Svizzera riprende tutte le misure decise dall’Ue nei confronti di Mosca, «senza eccezioni». Lo ha voluto sottolineare il ministro delle finanze Ueli Maurer. I beni di coloro che figurano nelle liste stilate da Bruxelles sono immediatamente congelati. 

È improbabile che la Russia usi le armi nucleari contro l’Occidente. Lo ha infine affermato il ministro della Difesa svizzero, Viola Amherd, rispondendo ai giornalisti circa una simile possibilità dopo che il presidente russo ha messo in allerta le forze di deterrenza, comprese quelle nucleari. «Guardiamo ovviamente tutti gli scenari, ma le nostre ricerche indicano che la probabilità che queste armi nucleari vengano usate è bassa», ha sottolineato.

 

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