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Emmanuel Macron si crede Napoleone e attacca i francesi no-vax

Antonio Siberia
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Dalla parola «merde» pronunciata dal generale napoleonico e francese Pierre Cambronne, ormai sconfitto dagli inglesi (che Dio li benedica!) a Waterloo, «all'emmerder les Français non vaccinés» (tradotto, «voglio far incazzare i francesi non vaccinati») proferita dal presidente francese Emmanuel Macron, oggi. Anno 2022. In un gioco da cruciverba la domanda sarebbe facile facile: trovate le somiglianze e le differenze. Purtroppo si tratta di realtà e non di un gioco d'enigmistica, il che non ci esime dal provare a rispondere comunque. Prima somiglianza: la Francia di Napoleone Bonaparte, con la scusa di liberare l'Europa dai dispotismi, la voleva in sostanza comandare tutta. Solamente in Italia, i delusi dal Bonaparte, furono una marea: ne ricordiamo uno assai famoso e di talento, il poeta Ugo Foscolo. La Francia contemporanea secondo Macron parte invece da un altro assunto: vuol vaccinare tutti i francesi, in nome della libertà dice, e chissenefrega della libertà di scelta sul proprio corpo che, in democrazia, dovrebbe essere un valore non negoziabile. Il che ci porta alla seconda somiglianza: l'arroganza del Potere. È stata una debolezza questa, che ha fregato Napoleone.

 

 

Vedremo se nel voto delle presidenziali in Francia, che si terranno in primavera, fregherà pure Macron. Nell'attesa, veniamo alla terza di somiglianze: il mito dello Stato laico, che sgombera il campo politico da Dio e dalla fede ma finisce - giocoforza - per diventare esso stesso Fede e Religione, per giunta senza le promesse di un paradiso nell'aldilà. Semmai di un purgatorio (quando non di un inferno) nell'aldiqua. Dopo le somiglianze, badiamo ora alle differenze: un tempo il Potere e la politica egemonica di Napoleone viaggiavano coi cannoni e con le baionette. Oggi no. La guerra ai francesi che Macron chiama «les Français non vaccinés» viaggia a colpi di punture e di hub vaccinali. I tempi, anche se la fonetica resta in rima, merde/emmerder, cambiano.

 

 

Una cosa - a pensarci bene sembra, seppur con le ovvie differenze temporali, identica: il ruolo della stampa rispetto al Potere. Con i Monitori (dal francese «Le Moniteur»), i giornali portati in Italia dalla campagna napoleonica, nacque l'illusione della libertà di stampa. Purché non parlassero male di Napoleone. Benito Mussolini, in fondo, quando ha marciato su Roma e sul Potere in Italia, fascistizzando il Paese e imbrigliando i giornali, guardava più a Napoleone che a Lenin. Non a caso una delle frasi più amate dal futuro dice, e che per un certo tempo campeggiò anche sul suo quotidiano, «Il Popolo d'Italia», era appunto di Napoleone: «La rivoluzione è un'idea che ha trovato delle baionette». Una volta. Oggi più delle siringhe.

 

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