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La pandemia finirà nel 2024, la profezia Pfizer sul Covid

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L’azienda farmaceutica Pfizer stima che la pandemia da coronavirus andrà avanti fino al 2024. Lo ha dichiarato il direttore scientifico Mikael Dolsten in una videoconferenza. Allo stesso tempo Dolsten ha spiegato che i dati in loro possesso dimostrano come il vaccino contro il Covid-19 sviluppato insieme a BioNTech funzioni meglio con tre dosi. L’azienda farmaceutica, ha aggiunto, sta anche sperimentando un vaccino più leggero per i bambini tra i 2 e i 4 anni.

Intanto è stato presentato al Parlamento europeo la proposta di Massimo Florio di un’infrastruttura europea per i farmaci, idea che nel Rapporto «15 Proposte per la giustizia sociale» del 2019 del Forum Disuguaglianze e Diversità trovò una prima pubblica manifestazione. Con la crisi Covid-19 la necessità di questo passo è divenuta eclatante. Infatti, i numeri parlano di un 43.2% della popolazione mondiale che al 9 dicembre non aveva ricevuto neppure una dose di vaccino, per un totale di 3,4 miliardi di persone. Se preoccupa il dato globale, in Africa l’89% della popolazione non è ancora vaccinata, mentre il Covax - il meccanismo per distribuire vaccini a basso reddito - ha ridotto da 2 miliardi a meno di 1,4 miliardi la sua previsione di disponibilità a fine 2021.

 

 

 

 

 

E se il costo di produzione dei vaccini più efficaci ( Pfizer e Moderna) si aggira intorno a 1.20 dollari a dose, in Europa vengono venduti a 20-25 dollari. La pandemia in tutto il mondo ha accresciuto le disuguaglianze e, in queste condizioni, è difficile vederne la fine: le statistiche dicono infatti che di questo passo si genereranno innumerevoli varianti, che dovranno essere rincorse con nuovi vaccini. La privatizzazione delle conoscenze sui vaccini è insostenibile, eppure un vaccino pubblico era ed è tuttora possibile: nel mondo vi sono capacità produttiva e standard adeguati di qualità. La proposta di un’infrastruttura europea per i farmaci, contenuta nello studio di Massimo Florio (Università Statale di Milano) su richiesta del Parlamento Europeo, va proprio in questa direzione, con un investimento per trenta anni su un ampio arco di patologie, nel segno dell’innovazione intesa come bene pubblico globale e un invito alle imprese private a collaborare come fornitori rinunciando ad esclusive brevettuali.

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