Vaccino ai bambini, arriva il via libera dell'Aifa
Anche i bambini potranno vaccinarsi contro il covid. La commissione Tecnico Scientifica di Aifa ha infatti approvato l’utilizzo del vaccino Comirnaty (Pfizer) per la fascia di età 5-11 anni. La somministrazione avverrà con una dose ridotta, un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti e con formulazione specifica. La vaccinazione avverrà in due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra. Secondo gli esperti «i dati disponibili dimostrano un elevato livello di efficacia e non si evidenzino al momento segnali di allerta in termini di sicurezza». Inoltre, per evitare possibili errori di somministrazione la Cts raccomanda, «per la fascia di età in oggetto, l’uso esclusivo della formulazione pediatrica ad hoc suggerendo quando possibile l’adozione di percorsi vaccinali adeguati all’età». Nel parere, la Cts osserva che «sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 sia sicuramente più benigna nei bambini, in alcuni casi essa può essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c), che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva». Inoltre la vaccinazione per i bimbi «comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi che sono particolarmente importanti per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età». Per i bambini si tratterà di una vaccinazione volontaria «e non sarà previsto nessun green pass», assicura il sottosegretario Andrea Costa. Molte regioni stanno preparando hub ad hoc con pediatri ma anche clown per iniziare già prima delle feste di Natale.
Intanto l’Italia continua a lottare con la quarta ondata di covid. Nelle ultime 24 ore, per la prima volta dallo scorso 8 giugno, si registrano oltre 100 morti a causa del virus. I decessi infatti sono stati 103 con 15.085 casi e un tasso di positività del 2,6%. Continua a crescere leggermente anche la pressione sugli ospedali con un saldo dei ricoveri in area medica di +21 e quelle delle terapie intensive di +3 con 64 ingressi giornalieri. Al momento i ricoverati con sintomi sono 5.227 mentre in terapia intensiva si trovano 683 persone.
A tracciare l’identikit dei malati gravi è la Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere). Dal monitoraggio di alcune strutture sentinella al 30 novembre infatti si evince un aumento del 17% dei pazienti non vaccinati in terapia intensiva mentre la percentuale dei vaccinati cala del 10%. Negli ospedali monitorati ci sono anche 17 minorenni. Due di loro, rispettivamente di 14 e 11 anni, sono in terapia intensiva, all’ospedale pediatrico Santobono di Napoli e agli ospedali Riuniti di Ancona.
Nessun green pass per i bambini, Aifa decide sugli under 12
Che i ricoveri crescano, «anche se sotto la soglia di attenzione», lo certifica anche il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro invitando tutti ad effettuare la terza dose di vaccino e a tenere «comportamenti adeguati» visto che l’Rt è ancora superiore al valore di 1. Al momento l’incidenza in Italia si attesta a 146 casi per 100mila abitanti. Un dato in aumento ma decisamente «più basso» rispetto a quello dei paesi confinanti, precisa Roberto Speranza. Il ministro della Salute si dice soddisfatto degli ultimi risultati della campagna vaccinale dove si registra una «crescita significativa» delle prime dosi. «Lunedì sono state 32mila contro una media di 15-20 mila», spiega nel corso del question time alla Camera. In generale le dosi somministrate sono state 96,3 milioni con l’84% degli italiani vaccinabili che ha completato il ciclo vaccinale. Balzo in avanti «importante» pure per le terze dosi. «Nella giornata di ieri sono state circa 315mila», annuncia Speranza mentre i richiami complessivi sono oltre 6,5 milioni. L’obiettivo, reso noto dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa è quello di raggiungere i 20 milioni di dosi ’booster’ entro la fine dell’anno. L’adesione della popolazione, dopo un periodo di netta flessione, è tornata ad essere consistente e questo permetterà alla politica non mettere all’ordine del giorno il discorso relativo all’obbligo vaccinale. Anche se - precisa Costa - per il governo «non è un tabù».