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Dall'Europa stangata alla Polonia sulla giustizia: un milione di euro al giorno di multa

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Un milione di euro al giorno. È questa la multa esorbitante che la Corte di giustizia europea ha inflitto alla Polonia per non aver rispettato la sentenza che le intimava di smantellare la Camera disciplinare dei giudici. La vicenda risale al 2019 quando la Commissione europea si era rivolta alla Corte del Lussemburgo per far annullare alcuni punti della riforma della giustizia del governo di Varsavia. Tra cui, appunto, il regime disciplinare chiamato a valutare e sanzionare l’operato dei giudici polacchi. Quella sezione, secondo l’esecutivo Ue, non era in linea con il diritto dell’Unione europea in quanto non fornisce adeguate garanzie di imparzialità e indipendenza ed è esposta al potere esecutivo e legislativo. Una violazione del pilastro dello stato di diritto. Il 14 luglio 2021 la Corte europea ha dato ragione alla Commissione ordinando alla Polonia di eliminare quella parte del sistema giudiziario. Cosa che finora il governo di Varsavia non ha ancora fatto ma anzi ha trovato rifugio nella clamorosa sentenza del tribunale costituzionale polacco del 7 ottobre che ha definito incompatibili alcune norme del diritto Ue con la Carta della Polonia.

 

 

Nell’acceso dibattito al Parlamento europeo della scorsa settimana il premier Mateusz Morawiecki aveva detto che avrebbe eliminato la Sezione disciplinare, perché non ha funzionato bene. «Bene, lo faccia», era stata la risposta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha chiesto anche di reintegrare i giudici che sono stati sanzionati. Nonostante le buone intenzioni il quadro legislativo polacco non è ancora cambiato e la sentenza della Corte di giustizia non è stata applicata. Ecco perché la Corte europea ha condannato la Polonia a versare alla Commissione una penalità di mora pari a un milione di euro al giorno, a decorrere dalla data in cui tale ordinanza è notificata alla Polonia e «fino a quando tale Stato membro non adempia agli obblighi derivanti dall’ordinanza del 14 luglio 2021 o, in mancanza, fino alla data di pronuncia della sentenza definitiva».

 

 

Ora si attende di capire come agirà e reagirà il governo di Morawiecki. Il suo portavoce, Piotr Muller, ha provato a rassicurare sottolineando che «il governo polacco ha parlato pubblicamente della necessità di introdurre cambiamenti» e ha rimarcato che «la via delle punizioni e dei ricatti verso il nostro Paese non è la via giusta». Perché questo, ha aggiunto, «non è un modello in cui l’Ue dovrebbe funzionare: un’unione di Stati sovrani».

 

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