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Usa, Joe Biden picchia i migranti. Ma nessuno si scandalizza come ai tempi di Trump

Arnaldo Magro
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Vabbè, non lo ha mica colpito forte. E comunque era uno soltanto. Mica è violenza fisica quella. Ci sembra di sentire le prefiche del politicamente corretto che cercano di contestualizzare le immagini dal confine tra Stati Uniti e Messico che hanno fatto il giro del mondo. Quando gli agenti federali a cavallo respingono i migranti haitiani usando le redini come frustini. Caricando i migranti con gli equini. Ma alla Casa Bianca non c’è quel cattivone oscurantista e reazionario di Donald Trump, ma il padre nobile dei progressisti di tutto il mondo Joe Biden. E poi la dolce Kamalha li aveva avvisati: «Statevene a casa». E allora basta che il presidente Usa si dica inorridito da quello spettacolo ed è tutto ok.

 

 

Successe più o meno la stessa cosa, con il socialista di Josè Zapatero, noto per il suo buon cuore, ai migranti faceva direttamente sparare dalla guardia civil. La strage nel Canale di Otranto non fu derubricata a «breve di cronaca» solo per il numero di vittime. Marzo 1997, Marina militare italiana che entra in contatto con la motovedetta albanese: 81morti e una trentina di dispersi. Romano Prodi presidente del Consiglio e Giorgio Napolitano ministro dell’Interno: tutto a posto. Questi sono esempi drammatici del politicamente corretto a corrente alternata: vale solo come arma da brandire contro il cattivone reazionario, di destra, populista, sovranista e tutti gli «ista» più cupi e squalificanti. Poi c’è il politicamente corretto a corrente continua su facezie che fanno ridere ma lasciano un po’ inquieti. Il «porcaputtèna» di Lino Banfi censurato a fine agosto per volere del Movimento Italiano Genitori è un grido di battaglia contro ogni repressione: generazioni di italiani ci sono cresciute con «porcaputtèna», diamine!

 

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