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Afghanistan, l'Ue si tira indietro sui rifugiati: "Aiutare gli afghani nel loro Paese"

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Accoglienza? Sì, ma senza cifre. Il dramma Afghanistan irrompe nei Paesi dell'Unione europea già provati dalla pandemia di coronavirus. "Dobbiamo aiutare gli afghani in Afghanistan". La frase, pronunciata dalla Commissaria Ue agli affari interni, Ylva Johansson, racchiude il messaggio uscito dal Consiglio straordinario Ue dei ministri dell'Interno. Nessuna quota di migranti da accogliere, nessun corridoio umanitario, ma principalmente un sostegno, anche cospicuo ai paesi limitrofi, affinché accolgano i rifugiati.

La discussione sembra sia stata "molto vivace" e il risultato raggiunto "arduo", per usare le parole del ministro dell'Interno sloveno, Ales Hojs, che ha presieduto il Consiglio straordinario. Prima dell'incontro vi era stata una dichiarazione congiunta molto chiara da parte dei ministri degli Interni di Austria, Danimarca e Repubblica Ceca, il cui contenuto era: aiutare gli afghani a casa loro. "La cosa più importante ora è mandare il messaggio giusto alla regione: rimanere lì e supportare la regione ad aiutare le persone lì", avevano detto.

E questa è stata la linea sposata dagli altri Paesi, che si sono detti disponibili all'accoglienza ma nelle forme regolari che regolano l'asilo, evitando che si ripetano grandi flussi di migranti alle frontiere Ue come accadde con la crisi siriana nel 2015. "Nessuno può pronunciarsi sulle cifre, al momento è anche difficile far uscire queste persone dal Paese", ha detto la commissaria Johansson, evidenziando che rispetto a Paesi come il Canada abbiamo anche gli arrivi irregolari e ricordando che lo scorso anno l'Ue ha concesso l'asilo a 300mila persone. La novità emersa nella versione definitiva del testo è la convocazione per il mese prossimo di un forum sui reinsediamenti, ossia sul trasferimento dei rifugiati da un paese di primo asilo a un altro. "La soluzione per le persone in Afghanistan non è quella del reinsediamento ma ci sono delle persone che hanno bisogno di raggiungere la sicurezza che è garantita qui nell'Ue", ha spiegato la commissaria.

Insomma, la via maestra indicata da Bruxelles è sostenere i Paesi vicini, con un'assistenza finanziaria e organizzativa. "Dobbiamo fare in modo che la procedura di asilo sia adeguata anche in questi paesi limitrofi, non si tratta di impedire agli afghani di venire nelle frontiere esterne dell'Ue semplicemente perché ci sono molto paesi sicuri vicino all'Afghanistan", ha spiegato Johansson rispondendo a una domanda della stampa. Ma anche rafforzare i controlli alle frontiere per prevenire arrivi irregolari e incrementare il lavoro delle agenzie europee Easo, Frontex ed Europol. Nel tema migranti sono state inserite anche le altre rotte, ha tenuto a dire la ministra dell'interno, Luciana Lamorgese, al termine del vertice. "E' stato un riferimento a tutte le rotte, un'attenzione particolare da parte di tutti i paesi e della Commissione Ue a tutti gli altri Paesi che hanno delle complicazioni analoghe e che sono determinate da situazioni contingenti, perché è un problema molto complesso che va visto nella sua interezza".

L'altro grande tema è stata la sicurezza: i ministri dei 27 hanno espresso preoccupazione per futuri attacchi terroristici nel territorio europeo. "Uno degli aspetti più importanti è evitare che l'Afghanistan diventi un covo di gruppi terroristici", ha detto la commissaria agli affari interni.

Infine, il dialogo con i talebani. Ieri l'altro rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, aveva detto che il dialogo è inevitabile, che non significa riconoscimento. La posizione della Commissione è stata ben chiarita da Johanssson. "Siamo ben lungi dal riconoscere un governo talebano, non abbiamo ancora visto alcun governo, non ci sono chiare condizioni, non sapremo se siamo in grado di continuare con gli aiuti allo sviluppo. Altra questione è vedere se arriveremo a riconoscere un nuovo governo, siamo ancora molto lontano da questo traguardo, non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta alle numerose condizioni importanti che devono essere rispettate".

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