Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Strage Isis all'aeroporto: l'Afghanistan è già la base del terrore

Luigi Frasca
  • a
  • a
  • a

Dalla disperazione all’orrore. Due esplosioni, causate da altrettanti kamikaze, e uomini armati. È stata attaccata così la folla disperata che da giorni è ammassata fuori dall’aeroporto di Kabul nel tentativo di scappare dall’Afghanistan dopo l’avvento dei talebani. Attentati che giungono mentre stringe il tempo per le evacuazioni: le forze Usa si ritireranno entro il 31 agosto e per allora i voli militari dovranno essere conclusi. Strazianti immagini di persone insanguinate portate via in carriola sono state rilanciate dall’emittente afghana Tolo News e ci sono bambini tra le vittime. Il bilancio dell’attacco: almeno 43 morti e 120 feriti, riferisce un giornalista del New York Times, che aggiunge però che il 60% dei feriti è in condizioni critiche. Vittime anche tra i marine Usa: dodici di loro hanno perso la vita, mentre tre sono rimasti feriti. Solo poche ore prima le potenze occidentali avevano lanciato l’allerta per il rischio attentati all’aeroporto di Kabul. Tenersi lontani dallo scalo della capitale afghana per «minacce alla sicurezza» era il mantra ripetuto ai connazionali. Sospettato numero uno: l’Isis-K, lo Stato islamico Khorasan, branca afghana dell’Isis che poi ha rivendicato l’attentato postando anche la foto del kamikaze che si è fatto esplodere arrivando a pochi metri dai soldati americani. Le potenze occidentali puntavano già il dito contro questo gruppo nelle ore che hanno preceduto l’attacco. Poi a orrore già avvenuto la conferma: «Si ritiene che sicuramente» sia opera dell’Isis, hanno fatto sapere fonti Usa; e si sono dette dello stesso avviso anche fonti della Difesa britannica.

 

 

L’Isis-K prende il nome dal Khorasan, storica denominazione della regione afghana, e ha compiuto diversi brutali attacchi in Afghanistan, per lo più contro la minoranza sciita. Fondato da fuoriusciti talebani che hanno una visione ancora più estrema dell’Islam, l’Isis-K si oppone ai talebani, che hanno condannato l’attacco, approfittando per addossare la responsabilità sugli Stati Uniti: «Condanniamo in modo forte» l’attentato contro civili «all’aeroporto di Kabul, che è avvenuto in un’area in cui la sicurezza è nelle mani delle forze Usa», ha scritto su Twitter il portavoce Zabihullah Mujahid. I talebani hanno combattuto anche contro l’Isis durante l’avanzata lampo che li ha portati fino a Kabul, ma è probabile che fra i liberati dalle carceri nel corso della riconquista talebana ci siano anche membri del gruppo. A Washington il presidente Usa, Joe Biden, ha trascorso diverse ore nella Situation Room della Casa Bianca, dove è stato aggiornato sulle esplosioni e si è confrontato con il suo team per la sicurezza nazionale e comandanti sul terreno a Kabul. Contro di lui si scagliano i repubblicani, che lo accusano di non essere stato in grado di gestire l’uscita di scena dall’Afghanistan: «Joe Biden ha le mani sporche di sangue», ha twittato la deputata Elise Stefanik. Intanto il Canada ha già concluso le evacuazioni, come pure la Germania, la Danimarca e l’Olanda. Boris Johnson, invece, ha riferito che quelle del Regno Unito andranno ancora avanti.

 

 

Il generale Kenneth McKenzie, comandante del comando centrale degli Stati Uniti, in un briefing con la stampa ha affermato che Washington si aspettava un attacco contro le forze americane all’aeroporto di Kabul. «Vi dirò questo: ogni volta che si costruisce un piano di evacuazione con personale non combattente come questo e si fanno giungere le forze, ti aspetti di essere attaccato», ha detto «pensavamo sarebbe accaduto prima o poi». «È tragico quello che è avvenuto oggi. È tragico che ci sia una simile perdita di vite umane», ha proseguito, «siamo pronti a continuare questa missione anche quando subiamo attacchi come questi».

 

Dai blog