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Marocco, "offesa all'Islam" su Facebook. Condannata ragazza italiana

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Francesco Storace
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Tre anni e mezzo di prigione per una giovane studentessa italiana di origini marocchine sono decisamente troppi per una battuta sull’Islam. E l’Italia si deve mobilitare per farla tornare subito in Patria. Il Ministero degli Esteri non rimanga inerte di fronte ad una vicenda che appare davvero sconcertante. Sembra un altro caso Patrick Zaki quello di Fatima (il nome è di fantasia) condannata da un tribunale di Marrakech per «offesa all’Islam».

A mobilitarsi, per ora, sono i parlamentari della Lega che vogliono l’impegno della Farnesina per salvare questa ragazza di 23 anni. L’accusa, incredibile, è di aver pubblicato nel 2019 sulla sua pagina Facebook una parodia dei versetti coranici, ispirata all’alcol. Il tribunale in primo grado ha condannato la giovane alla pena carceraria ed ad una multa di 50mila dirhams, pari a 4.700 euro. Il post della giovane era diventato virale all’epoca della sua pubblicazione. La giovane è stata arrestata il 20 giugno scorso al suo arrivo all’aeroporto internazionale Mohammed V di Casablanca, da Marsiglia, dove risiede attualmente e studia medicina.

Un caso che è ancora poco noto in Italia e che alcuni senatori leghisti non intendono far passare sotto silenzio. «Presenteremo un’interrogazione al Ministro Di Maio affinché venga fatta piena luce sull’arresto della giovane in Marocco ed il caso venga affrontato con l’attenzione che merita, con l’obiettivo di liberare questa ragazza quanto prima. Se tutta la vicenda fosse davvero partita semplicemente da un post ironico su facebook di questa studentessa italo-marocchina, sarebbe qualcosa di assolutamente inconcepibile. Auspichiamo un intervento concreto delle autorità italiane per liberarla al più presto, poiché ingiustamente incarcerata in Marocco per la sola colpa di aver fatto una battuta sui social». La nota è stata sottoscritta dai senatori della Lega componenti della commissione Diritti Umani: Marzia Casolari, William De Vecchis, Toni Iwobi, Cesare Pianasso.

La Lega ha sollevato il caso anche al Parlamento europeo con la deputata Gianna Gancia: l’Italia, «e tutta l’Europa, si attivino per ottenere l’immediata scarcerazione e il ritorno a casa della ragazza italiana, imprigionata in Marocco nel carcere dell’Oudaya a qualche chilometro da Marrakech, dopo essere stata condannata a 3 anni e mezzo di prigione per vilipendio alla religione».

Sottolinea la Gancia: «Senza entrare nel merito delle accuse e delle eventuali responsabilità su questa vignetta siamo di fronte ad un fatto gravissimo: Fatima era arrivata in Marocco a giugno per trascorrere lì la festività del Sacrificio ed è stata prima bloccata, e privata del passaporto, poi condannata e incarcerata. Non possiamo accettarlo, pretendiamo per Fatima la stessa mobilitazione avvenuta per Patrik Zaki. Anche l’Europa deve mobilitarsi».

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