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Russia, uso politico del vaccino e spie: così Putin costruisce la sua egemonia

Fabrizio Cicchitto
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Abbiamo l’impressione che quello che sta emergendo sul terreno delle spionaggio russo con il caso Biot è la punta dell’iceberg per alcune ragioni di fondo: fin dai risultati delle elezioni del 2013 e ancora di più da quelle del 2018 la Cina e la Russia hanno considerato l’Italia il ventre molle dell’Europa. Per di più, malgrado quello che è accaduto nel 1989-1991, cioè il crollo del comunismo in Russia e nell’Europa dell’est non è venuto certamente meno la contrapposizione della Cina e della stessa Russia all’occidente, agli USA, alla NATO, all’Europa. Anzi, paradossalmente con la fine del PCUS e con la presa del potere da parte di Putin e del suo partito (Russia Unita) la dimensione spionistica della Russia si è accentuata: è finito il PCUS e l’unica struttura rimasta in piedi è stato proprio il KGB di cui Putin era il capo.

Ora, Putin non è un comunista, ma un cultore della grande Russia, di quella degli zar e di quella di Stalin. Di conseguenza Putin, che ha grandi ambizioni geopolitiche sta usando entrambi gli strumenti impropri funzionali alla sua politica di potenza: da un lato lo spionaggio classico, dall’altro l’uso politico di internet. Su questo secondo terreno Putin ha capito per primo che internet apre degli spazi enormi di intervento e lo ha fatto in tutte le occasioni possibili: il referendum sulla Catalogna, Brexit, ma specialmente le elezioni americane, sia quelle del 2016, quando ha preso del tutto alla sprovvista i democratici, sia queste del 2020.

Nel contempo, però, Putin ha accentuato il suo interventismo di tipo diplomatico-militare, sia lungo i suoi confini (vedi l’occupazione militare della Crimea, quello che sta combinando nei confronti dell’Ucraina, sia la pressione che sta esercitando sulle altre nazioni confinanti o vicine), sia nel Medio Oriente utilizzando a suo vantaggio la catena di errori commessi dagli ultimi presidenti americani, da Bush jr. a Obama a Trump. In Medio Oriente Putin ha costruito una coalizione che va da Assad, all’Iran, alle milizie sciite, agli hezbollah che è decisiva in tutta l’area che riguarda la Siria e l’Iraq. Inoltre, inserendosi nel vuoto determinato dalla linea seguita da Trump, Putin facendo sponda con Erdogan è arrivato fino alla Libia. Su di essa quindi intervengono ben due disegni di supremazia, quello della grande Russia (Putin) e quello dell’ imperialismo ottomano (Erdogan).

Ora, l’azione di spionaggio della Russia in Italia c’è sempre stata, anzi il KGB in Italia non ha fatto solo spionaggio, ma anche politica, non solo finanziando il PCI, ma addirittura finanziando la scissione del PSI nel 1964 (allora il PSIUP nacque più per un intervento del PCUS-KGB che per un input del PCI). Adesso l’attività spionistica della Russia di Putin in Italia non ha certamente queste motivazioni ideologiche e partitiche, ma deriva tutto da una politica di potenza. Probabilmente quindi il caso Biot è solo una punta dell’iceberg, ma è in atto anche un uso politico del vaccino Sputnik in termini di politica di potenza. La Russia, infatti, lo sta proponendo a mezzo mondo e, per quello che riguarda l’Italia, lo ha proposto sia alla Regione Campania, sia alla Regione Lazio usando come piazzista l’ambasciatore Terracciano che dovrebbe sempre ricordarsi di rappresentare l’Italia in Russia e non Putin in Italia. Perché parliamo di uso politico del vaccino Sputnik? Perché in Russia non è affatto in corso una vaccinazione di massa, pur avendo essa l’opportunità di un vaccino nazionale. Ora, al di là del PCI e di una storia ormai conclusa, il “partito russo” in Italia è sempre stato molto forte e i suoi confini sono sempre andati molto al di là dei comunisti (dalla FIAT all’ENI ad alcuni settori della DC), figurarsi oggi che in Russia non comanda più il PCUS, ma un dittatore imperialista-sovranista.

Comunque le contraddizioni sono molteplici, sul caso il ministro degli Esteri Di Maio è stato impeccabile: ha affermato che l’Italia ha valori molto diversi e lontani da quelli della Russia e della Cina, ha dichiarato che si tratta di un atto ostile, ha subito espulso i due diplomatici russi, ha riconfermato i rapporti dell’Italia con gli USA, la NATO, l’Europa. Però, con una concomitanza del tutto involontaria, Grillo con un lungo sproloquio ha attaccato frontalmente gli USA ed esaltato insieme sia la Cina sia la Russia.

Di conseguenza è evidente che c’è molto da discutere, sia con i grillini, ma anche con Salvini che ha incontrato l’altro ieri con l’ungherese Orban e con il polacco Morawiecki, che sulla Russia hanno pareri opposti, Orban legatissimo a Putin e invece Morawiecki e tutta la dirigenza polacca vedono Putin e la Russia come il fumo agli occhi. È evidente che tutto ciò è destinato ad aprire un dibattito di fondo sulla politica estera italiana, ma intanto a nostro avviso conviene su questo terreno tenersi strette le scelte affermare da Draghi nel suo primo discorso alla Camera, secondo il quale l’Italia è un paese atlantista ed europeista, evidentemente facendo valere all’interno di queste scelte i suoi interessi nazionali.

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