Spionaggio Italia-Russia, l'ex ministro Giulio Terzi: "È la seconda guerra fredda"
«Siamo in un clima di seconda guerra fredda e lo vediamo tutti i giorni». Ne è convinto Giulio Terzi di Sant' Agata, diplomatico e politico italiano, ministro degli Esteri nel governo Monti, a proposito dell'episodio spionaggio.
Parla di seconda guerra fredda, perché?
«Tutti cercano di dire, cancellerie, governi, ed è comprensibile che lo si dica, che non c'è una seconda guerra fredda, non ci sarà perché nessuno la vuole. In realtà, da diversi anni siamo in un confronto crescente tra le potenze revisioniste dell'ordine internazionale, del diritto internazionale così come è, delle organizzazione multilaterali, della giustizia internazionale, dei trattati liberamente firmati e ratificati. E ci sono due potenze revisioniste in particolare, i due colossi sulla scena mondiale della sicurezza e un colosso anche dell'economia: Cina e Russia. Stanno facendo di tutto per cambiare il diritto internazionale senza ricorrere alle istanze che erano state faticosamente messe insieme per dirimere le controversie senza ricorre alla forza. Vuol dire che siamo in un clima da seconda guerra fredda e lo vediamo tutti i giorni».
Qual è il metodo della Russia?
«Sta dispiegando mezzi in situazioni e modi addirittura più spregiudicati di quelli nelle abitudini della prima guerra fredda. Valuta che il gigante americano non ha più la volontà politica di contenere, come conteneva l'Unione Sovietica a tutto campo in giro per il mondo. Da Obama, ma forse anche da prima, questa volontà si è molto affievolita. E allora la Russia agisce prendendo spazio. Quindi in questo clima da seconda guerra fredda, l'episodio che è accaduto è perfettamente inserito. Il primo cambio che ho avvertito personalmente, avendovi partecipato, è ilvertice atlantico di Bucarest dove Putin intervenne per fare una specie di scenata con gli altri capi di Stato e di governo presenti, a cominciare da Bush, e si rifiutò categoricamente di firmare qualsiasi comunicato a conclusione del vertice Nato-Russia. Da lì, 2008, via via un aumento di intensità raggiunto nel 2014. Collochiamo questo episodio in un accresciuto utilizzo dell'intelligence in modo estremamente aggressivo. Quindi c'è un clima da guerra fredda perché questa cosa è accaduta nei confronti di un paese, non dico alleato, ma in cui una parte dell'opinione pubblica e anche della politica, ritiene la Russia un paese molto amico e una garanzia anche per la sicurezza complessiva della nostra regione».
La rivelazione dello spionaggio è stata una fuga di notizie voluta dalla politica?
«Qualsiasi episodio di spionaggio di questo tipo viene comunicato pubblica, ed un dovere per il governo farlo. Diverso è non farlo, decidere di occultarlo. Ci possono essere motivi per occultarlo, ma lasciano sempre dubbi sui do ut des. Quando si verificano reati gravi di questo tipo, che incidono pesantemente sulla sicurezza nazionale, il dovere del governo denunciarlo e renderlo pubblico coni dovuti modi. Qui parliamo della violazione della convenzione di Vienna».
Come è stata interpretata questa vicenda a livello internazionale?
«Quando si tocca la sicurezza della Nato è un problema collettivo e la tutela del segreto e la classifica dei documenti è una responsabilità di ogni paese nei confronti di tutti gli altri. L'interesse, allora Sovietico e adesso russo, ma anche di altri Paesi, di penetrare il sistema di protezione anche informativa dell'Alleanza atlantica altissimo e quindi scalfire questa rete di protezione è una cosa grave. ottimo che il nostro controspionaggio sia riuscito a individuare i responsabili e prenderli con la pistola fumante».
Come saranno i rapporti Ira Italia e Russia da questo momento in poi?
«Penso che i rapporti continueranno a tutti i livelli per come sono sempre stati. Ci potrà essere un raffreddamento per quello che riguarda la consuetudine di contatti in alcuni settori».
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