all'attacco

Michelle Obama alla convention demolisce Trump: non è in grado di governare l'America

Giada Oricchio

Michelle Obama punge, attacca e affonda: "Donald Trump non è in grado di governare l'America. Votate perché può andare peggio di così". È partita la campagna elettorale per votare il nuovo Presidente degli Stati Uniti il prossimo 3 novembre.

Michelle Obama, avvocato ed ex First Lady USA che molti vorrebbero primo Presidente donna, tiene a battesimo la prima giornata della Convention democratica con un'arringa contro la politica di Donald Trump. L'intervento è virtuale, gli assembramenti sono vietati, ma circondata dal calore del salotto della villa di Washington, irrompe nelle abitazioni dei connazionali: "Il presidente in carica non è in grado di governare questo Paese. Ha seminato divisioni, creato il caos, incoraggiato i suprematisti bianchi, i razzisti, ha risposto alle proteste per la morte di George Floyd con i gas lacrimogeni. Non è ciò di cui abbiamo bisogno. Non rappresenta ciò che siamo. E guardate non è solo una questione di politiche, gli Stati Uniti stanno mancando sul piano del carattere, trascinati da un presidente che non ha alcuna empatia, che cioè non è mai in grado di mettersi nei panni degli altri". Dritta, secca, cristallina. Quindici minuti memorabili che però non sono preludio a una futura candidatura poiché sottolinea che la politica attiva non rientra nei suoi programmi: "Sono tempi duri, vedo molta sofferenza, molto dolore, ma vedo anche bellezza, speranza, specie in quei giovani che sono scesi nelle strade e che stanno mostrando che cosa è davvero l’America, che cosa davvero siamo noi: compassione, capacità di reagire, dignità, solidarietà". Michelle Obama fa da apripista ai candidati, Joe Biden e Kamala Harris, e agli altri come Bernie Sanders.

  

La moglie di Barack Obama si definisce "infuriata" e ricorda: "In questi quattro anni il Paese è cambiato: l’amministrazione di mio marito e di Joe Biden aveva assicurato la copertura sanitaria ad altri 20 milioni di americani, dato agli Stati Uniti il ruolo di guida nella lotta al “climate change”, sconfitto l’epidemia di Ebola. Oggi dobbiamo contare più di 160 mila morti, milioni di persone senza lavoro, milioni di famiglie che fanno fatica a procurare il cibo per i propri figli, che sono preoccupate perché non sanno se potranno mandare i bambini di nuovo in scuole sicure. Questo spettacolo mi fa infuriare. (...). Guardate, fare il presidente è un lavoro molto difficile. Serve grande lucidità, competenze magistrali su materie complicate e spesso contrastanti. Ma occorre soprattutto sapere ascoltare, essere consapevoli che ciascuna delle 330 milioni di vite americane ha un valore". Ed ecco l'endorsement: "Cosa dobbiamo fare? Conosco Joe da tanto tempo. Non è perfetto. Nessun presidente è perfetto. Ma sa ascoltare, sa immedesimarsi, sa che cosa è la sofferenza perché l’ha provata diverse volte. Ha perso sua moglie e sua figlia e poi ancora un altro figlio. Sa come si mette insieme una squadra di talenti e come guidarli. Seguirà i suggerimenti degli scienziati e ci farà di nuovo meritare la considerazione dei nostri alleati. Lo so che non tutti mi ascolteranno. Sono pur sempre una donna nera che parla in una Convention democratica. Ma vi chiedo di mobilitarvi con lo stesso entusiasmo, la stessa passione del 2008 e del 2012 (quando il marito fu eletto e confermato, nda). Mettetevi le scarpe comode, preparate lo zaino con i panini e state in fila fino a che non arriverete al seggio. Oppure chiedete oggi stesso il vostro modulo per votare per posta. Speditilo subito e assicuratevi che arrivi a destinazione per tempo. Questa amministrazione sta facendo il possibile per sabotare il diritto di voto. Ecco perché dobbiamo mobilitarci come se la nostra vita dipendesse da questo. Non pensate che peggio di così non possa andare. Se Joe e Kamala non vinceranno, le cose, invece, andranno ancora peggio".