Oms, decisione incredibile: Trump ha difetti ma la Cina è peggio
Turatevi il naso - come avrebbe scritto Indro Montanelli negli anni del suo splendore libertario e giornalistico - ma scegliete Donald Trump. Scegliete l'America. In un paese normale, avvezzo a essere libero e senza pregiudizi, questa frase non sarebbe necessaria, ancor meno in tempi di pandemia da coronavirus. Ma viviamo in Italia, una terra dove l'antiamericanismo è come il caffè espresso, lo trovi da tutte le parti. Eppure usando le ragioni della democrazia e delle libertà, la risposta alla domanda, «chi preferite, gli Usa o la Cina?», non dovrebbe essere difficile. Perché gli Stati Uniti sono una grande democrazia. Hanno una libertà di stampa da far invidia, un presidente eletto dal popolo in libere elezioni, Donald Trump, e ci han tolto via prima dall'inferno del nazifascismo e poi da quell'altro inferno, che bussava alle porte, del comunismo sovietico. Ma in Italia, in questo paese da intellettuali da cineforum e segue dibattito, da girotondi, da colpevolismo verso chi fa impresa, da pregiudizio verso le libertà laiche, soprattutto se troppe e tutte assieme, l'Occidente non piace mai abbastanza. E allora eccoli, in tanti, sui media, in politica, a scriver della Cina - paese da dove è partito il coronavirus - e della sua misericordia di aiuti in mascherine. Se vi piace tanto la Cina, trasferitevi a Pechino. Ieri ai lavori dell'Oms, l'Organizzazione mondiale della Sanità, è andata in scena l'ennesima litania delle timidezze verso le critiche a Pechino. Criticano Trump ma non hanno il coraggio di criticare Xi Jinping. Si parlava del Covid e di una indagine sulle sue origini e su eventuali responsabilità nei ritardi di informazioni e trasparenza da parte della Cina. E cosa è successo? Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres all'apertura dei lavori dell'assemblea dell'Oms, ha spiegato che un virus microscopico «ci ha messo in ginocchio e ancora non sappiamo cosa fare». Insomma, un genio questo Guterres. Che poi ha aggiunto: «Non è il momento di un'indagine. Non abbiamo visto tanta unità tra i Paesi contro il coronavirus. In molti hanno ignorato le raccomandazioni dell'Oms». Per questo il segretario ha chiesto ai 194 Stati presenti di restare uniti (ma 100 paesi hanno firmato un documento per chiedere una inchiesta indipendente sulle origini del coronavirus). «Quando ci saremo lasciati alle spalle il Covid, allora sì dovremo andare a fondo delle origini e delle responsabilità». Guarda caso la stessa posizione espressa da Xi Jinping, il presidente cinese, che ha sottolineato come «la Cina si è comportata in maniera aperta, trasparente e responsabile nella lotta contro il Covid 19» e considera una propria «responsabilità la sicurezza sanitaria globale». Con ciliegina finale: «Ci vorrà un'indagine esaustiva basata su scienza ed eseguita con professionalità, ma solo quando l'emergenza sarà sotto controllo». In tutto questo, dalla assemblea di ieri è stata esclusa Taiwan, che ha confermato di non aver ricevuto alcun invito, e ha criticato la Cina per il suo «bullismo». La sua presenza all'Assemblea sarebbe stata possibile, secondo Pechino, solo con il riconoscimento del principio della «Unica Cina», ritenendo l'isola parte del suo territorio destinato alla riunificazione. Come se non bastasse la Cina ha giocato anche sul tema della solidarietà come elemento per influenzare le politiche mondiali, soprattutto verso i paesi poveri, annunciando la promessa di due miliardi di dollari in due anni per contrastare la pandemia di Covid 19 e la ripresa economica nei Paesi colpiti. Ecco, in questo contesto internazionale dove il tema sanitario diventa elemento chiave di geopolitica e di equilibrio tra democrazie da una parte (gli Usa, l'Europa) e i totalitarismi dall'altra (la Cina in testa), l'unico ritornello che piace alla maggior parte dei media italiani e delle nostre élite è «quanto è cattivo Trump». Ma andate tutti a farvi benedire, visto che da ieri hanno riaperto pure le chiese. Per la rielezione di Donald Trump a novembre gli americani voteranno. Quando voteranno i cinesi per la rielezione di Xi Jinping?