disastro nucleare
Chernoby fa ancora vittime. Tra i bambini di Radinka malati di radiazioni e omertà
Noi de Il Tempo abbiamo trascorso un’intera giornata a Radinka, piccolo villaggio ucraino della provincia di Ivankiv (regione del Kijv), distante solo una trentina di chilometri dalla ex centrale nucleare: Chernobyl. La tragedia di quel maledetto 26 aprile 1986 infatti, oltre alla contaminazione radioattiva, ha simbolicamente ‘sfregiato’ questa piccola cittadina a 150 km da Kiev. Un luogo desolato dove si arriva percorrendo strade dissestate in mezzo al nulla. Prima di arrivare nell’unica scuola dell’obbligo del villaggio, frequentata da 150 bambini e diretta da oltre 40 anni dall’inossidabile direttrice Nadijia Lushchulenko. “Da Kiew, sono arrivata qui il 16 gennaio del 1980, sei anni prima della terribile esplosione della centrale nucleare di Cernobyl. I bambini di oggi e quelli di ieri sono tutto per me e cerco di dare loro il meglio nonostante le mille difficoltà quotidiane”. Difficoltà che come essa stessa dichiara subito dopo la tragedia ha stravolto totalmente l’identità di questo villaggio. Non solo nelle facciate degli edifici, nella desolazione assordante che regna attorno ma nelle vite stesse della popolazione. “C’è stata molto omertà da parte di chi doveva tutelarci riguardo la contaminazione radioattiva. Subito dopo il disastro ci dicevano che era tutto ok, che qui – si poteva vivere tranquillamente - nonostante la nostra cittadina disti a neanche 30 chilometri da quella che ora è stata definita la ‘terza zona di esclusione di Chernobyl”. - prosegue la Lushchulenko – “Abbiamo saputo del reale pericolo della radioattività solo 7/8 anni dopo. Ma io l’ho capito fin dal primo giorno. Pensi che la prima cartina sulle zone radioattive è stata fatta solo nel 1999. Un’assurdità impensabile se si pensa che di mezzo c’è un’intera popolazione.” Un’omissione che è costata la vita a molti non risparmiando nessuno. La gente del posto come ci fa notare anche Massimo Bonfatti, presidente dell’organizzazione umanitaria Mondo in Cammino che, da oltre 35 anni, opera sia in Ucraina che in Bielorussia. Bonfatti da sempre si è fatto carico e sostegno di questa scuola aiutando e divulgando i rischi e i danni che purtroppo si corrono ancora, come spiega: “Adesso c’è un altro problema che mette a rischio i bambini di questa scuola. Nelle immediate adiacenze infatti hanno costruito una caldaia che va a legna. Ma la legna che viene bruciata è radioattiva e la cenere che si crea e che è stata misurata (superando 15 volte il livello di fondo della radioattività”. Questo perché come ho detto questo legno che viene bruciato è raccolto qui intorno ed è tutto legno contaminato. “ Riprende la parola la direttrice della scuola che ci mostra un documento dove sono state registrate le percentuali delle patologie di cui soffrono i 150 bambini della scuola. In dodici hanno patologie alla tiroide, mentre 98 bambini riscontrano patologie a carico degli organi digestivi, mentre altri 33 a livello cardiaco, 88 all’apparato scheletrico e 76 all’apparato neurologico. Se le cifre sembrano oltre il reale numero dei bambini (150) è perché ognuno di loro purtroppo presenta almeno tre diverse patologie. Bambini che, una volta adulti, all’età di 40/45 anni vedranno comparire invece tumori aggressivi. Incidenza che da 25/30 anni si è notevolmente alzata. Ma c’è un altro ‘spettro’ che sta per cadere sulle teste di questa popolazione, dimenticata da tutti e martoriata pur non sapendolo. A neanche 18 chilometri dalla scuola infatti è stato costruito un deposito di scorie nucleari. Tutta la cittadinanza è scesa a manifestare, raccogliendo firme per la sua rimozione ma non c’è stato nulla da fare. Anzi, da fonti indiscrete sembra che ne debbano arrivare altri 20 che saranno costruiti nel tempo di una decina di anni. Come ci spiega Roman Tolstikov, deputato provinciale : “E’ vero che ora ci ritroviamo nel periodo post sovietico godendo di maggiore lbertà di ‘espressione’. Possiamo dire la nostra attraverso i social, manifestare e denunciare le situazioni. Ma anche questa volta vedrete si farà tanto rumore da parte nostra ma non accadrà nulla e quei container se vogliono verranno fatti.” Per farci capire meglio come ‘funzionano’ le cose qui la direttrice ci porta in una stanza dove ci mostra una mappa dove ci sono descritte le zone di radioattività. “Vedete qui, nella zona di Radinka ? - ci spiega – Prima era stata messa fra le zone ad alta concentrazione di radioattività. Per far calmare le acque hanno cambiato la mappatura mettendo fuori dalla zona di pericolo la nostra cittadina e le immediate vicinanze.” Ma le bugie del nucleare pian piano stanno venendo a galla nonostante il circolo vizioso e omertoso che, anche a distanza di anni, non sembra avere fine.