causa da capogiro
Stangata per Ghosn. Nissan gli chiede 90 milioni di dollari
Nissan chiede i danni al suo ex presidente Carlos Ghosn. La casa d’auto giapponese fa causa al manager e chiede 10 miliardi di yen - circa 90 milioni di dollari - per «recuperare una parte significativa dei danni monetari» inflitti alla società dal suo ex presidente. Danni che secondo la richiesta di risarcimento depositata da Nissan al tribunale di Yokohama, sarebbero il «risultato di anni di cattiva condotta e attività fraudolenta» da parte di Ghosn. Lo scorso dicembre il manager è scappato dal Giappone al Libano nonostante si trovasse in condizioni molto restrittive di libertà vigilata. Su di lui pende da oltre un mese un mandato d’arresto internazionale dell’Interpol. Il risarcimento chiesto da Nissan «è correlato alla violazione da parte di Ghosn del dovere di fiducia in quanto amministratore della società e alla sua appropriazione indebita delle risorse e dei beni» dell’azienda, spiega la casa auto. I 90 milioni di dollari richiesti da Nissan sono stati calcolati «sulla base dei costi sostenuti da Nissan per colpa di Ghosn e delle sue attività di corruzione» portate avanti «per diversi anni» dal manager, sottolinea la società. Tra i comportamenti scorretti dell’ex presidente Nissan cita «pagamenti fraudolenti» come «l’uso di residenze all’estero senza pagamento dell’affitto, l’uso privato di jet aziendali, pagamenti a sua sorella» e «al suo avvocato personale in Libano» e anche «risorse e costi relativi alle indagini interne di Nissan su Ghosn e la sua condotta scorretta», oltre che infine «spese legali e regolamentari sostenute in Giappone, Stati Uniti, Paesi Bassi» e altri luoghi. L’ammontare dei danni reclamati dalla casa d’auto potrebbe aumentare ulteriormente, in quanto Nissan sta pagando delle penali alla Japanese Financial Services Agency - il supervisore finanziario nipponico - e sostenendo delle spese per i procedimenti penali relativi alla cattiva condotta di Ghosn. Per approfondire leggi anche: Ghosn lascia la prigione La casa giapponese «ha intensificato le sue azioni per recuperare i danni dal suo ex presidente a seguito della sua fuga dalla giustizia». Nissan «si riserva inoltre il diritto di perseguire un’azione legale separata» contro le «osservazioni infondate e diffamatorie fatte da Ghosn ai media a seguito della sua fuga in Libano in violazione delle sue condizioni di custodia in Giappone». I dettagli sulla fuga dell’ex numero uno di Nissan-Renault restano intanto un mistero. È il 29 dicembre quando il manager lascia il Giappone diretto verso il Libano, paese dove è cresciuto - perché nato in Brasile - e che ha dato i natali alla sua famiglia. Un paese che non ha accordi di estradizione con il Giappone e che per questo ha eluso l’effetto del mandato di cattura internazionale nipponico. Secondo l’accurata ricostruzione del Wall Street Journal, Ghosn sarebbe fuggito a bordo di un jet privato nascosto all’interno di una cassa per strumenti musicali che non sarebbe stata soggetta ai controlli aeroportuali, come da prassi per i grossi bagagli sui velivoli privati. Il giorno dopo la sua fuga dal Giappone, Ghosn sarebbe arrivato in Turchina e avrebbe poi proseguito per Beirut a bordo di un jet più piccolo. Dopo il suo arrivo in Libano, il manager ha tenuto una conferenza stampa sostenendo che le accuse nei suoi confronti fossero «prive di fondamento» e che la giustizia giapponese avrebbe «orchestrato una campagna» e un «complotto» contro di lui.