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Boris Johnson stravince e umilia i labour-comunisti

E Bruxelles respira: stop incertezza. Ma la Scozia vuole un secondo referendum per l'indipendenza

Giovanni Masotti
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Deriso nei salotti buoni, schifato dai media affiliati all' eterno «politically correct», perseguitato dai benpensanti per la sua fantasiosa vita privata, beffeggiato per le sue gaffes (spesso volute per creare il caso), dipinto come un opportunista, crocefisso dai poteri forti. Beh... sbagliato, signori belli. Il "clown" vi ha fregati tutti. Alla grande. Per approfondire leggi anche: LA BREXIT E' SERVITA E LA STERLINA VOLA Personalmente non ne dubitavo, lo conosco, BoJo. Ottimo e aperto sindaco di Londra per due volte, il sindaco delle Olimpiadi. Buon ministro degli Esteri, forse troppo schiacciato sugli USA e troppo feroce con Mosca. Ora premier consacrato dal voto popolare, dopo il tonfo finale della disastrosa Theresa "Suspiria" May che l'aveva trascinato una prima volta - appena in luglio - a Downing Street e da cui era presto uscito apparentemente malconcio, perché aveva trovato i pozzi della Brexit ormai avvelenati da tre anni di balletti e di inchini all' Europa a trazione franco-tedesca. Per approfondire leggi anche: TSUNAMI JOHNSON: BREXIT IL 31 GENNAIO In queste elezioni anticipate che ponevano i britannici di fronte ad una drammatica scelta tra conservatori e labour-comunisti, tra il divorzio da Bruxelles e il "remain" ricicciato alla faccia della volontà popolare espressa nel referendum del giugno 2016, Boris Johnson - giunto alla soglia delle 56 primavere, ma eterno Pierino biondocrinito - ha sbaragliato il campo, centrando tutti i suoi obiettivi. Schiacciante maggioranza assoluta all' House of Commons; strada spianata verso il divorzio dalla UE entro il 31 gennaio; il marxista Jeremy Corbyn stritolato dal suo martellante «Get Brexit done», messaggio forte e chiaro contro le minestre riscaldate della sinistra; Donald Trump pronto a... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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