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Cara Greta, nessuno ha rubato il tuo futuro

La claque e l'ovazione te la sei conquistata grazie ad un sistema che apparentemente disprezzi

Andrea Amata
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Greta Thunberg, l'icona planetaria del neo ambientalismo, ha partecipato al Climate Action Summit delle Nazioni Unite, accusando con teatralità interpretativa, con cipiglio e parole di biasimo i potenti del mondo per averle rubato i sogni e l'infanzia. Greta nessuno ti ha rubato nulla tantomeno il futuro, anzi la claque e l'ovazione te la sei conquistata grazie ad un sistema che apparentemente disprezzi. La barca con cui hai raggiunto New York, i tuoi abiti, l'utilizzo astuto delle tecnologie di comunicazione, i consulenti promozionali del tuo attivismo, che ti hanno sottratto all'anonimato, sono il prodotto della società contemporanea che tanto dileggi. Chi sostiene le spese delle tue trasferte? Quale apparato finanziario ci cela dietro la tua nobile campagna di sensibilizzazione? Ci sono acclarati studi che non riconducono le cause del riscaldamento globale alle attività antropiche, cioè dell'uomo, ma a fenomeni naturali. Pertanto, l'ecologismo catastrofista nella sua narrazione enfatica può avere come effetto, più che la riduzione della somministrazione di calore in atmosfera, la contrazione economica delle nazioni, sacrificando il sistema produttivo sull'altare di una congetturale emergenza climatica. La letteratura scientifica attesta l'esistenza di una variabilità climatica naturale e contesta di ascrivere alle sole emissioni umane la causa del riscaldamento. È ovvio sostenere la tesi secondo la quale occorrono politiche di salvaguardia ambientale con il contenimento delle emissioni di agenti inquinanti, ma l'allarmismo che attribuisce all'immissione di anidride carbonica (CO2), per il tramite dei combustibili fossili, l'esclusiva causa di un'alterazione minacciosa dell'equilibrio climatico è sovradimensionato. Così come le adozioni di misure di mitigazione comportano consistenti obblighi sulle economie dei singoli Stati nella presunzione velleitaria di controllare il clima. Il catastrofismo non aiuta i popoli a percorrere strade compatibili con l'esigenza di migliorare il contesto ambientale, ma si limita a generare panico collettivo e ad amplificare la percezione, non dimostrata, di un ecosistema deturpato. I governi devono incentivare un graduale riorientamento del sistema produttivo, promuovendo l'economia circolare e tutti i fattori non impattanti sull'ambiente, nella consapevolezza che l'integralismo ecologista nuoce allo sviluppo e alle nuove generazioni. Vorremmo tanto che il futuro ci risparmi il proverbiale aforisma che, purtroppo, "la mamma dei «gretini» è sempre incinta".

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