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G7, pressing su Trump ma l'accordo su dazi e Russia è lontano

A Biarritz arriva a sorpresa anche il ministro degli Esteri iraniano Zarif

Silvia Sfregola
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Amazzonia a parte, che mette tutti d'accordo, è difficile una sintesi tra i paesi del G7 riuniti a Biarritz. Le questioni più spinose, dai dazi al nucleare iraniano, passando per la Russia, sono complicate dall'ingombranza dell'inquilino della Casa bianca, che getta scompiglio con le sue dichiarazioni contraddittorie. Trump, che notoriamente non è un sostenitore dei vertici multilaterali, ha detto che il summit sta andando "magnificamente", anche se in realtà ci sono diverse crepe con gli alleati. Sull'Iran, per esempio, il tycoon ha scelto la via della "massima pressione", dopo aver deciso unilateralmente l'uscita dall'accordo sul nucleare siglato nel 2015, con l'imposizione di pesanti sanzioni e la minaccia alle potenze europee, interessate a mantenere relazioni commerciali con Teheran. Il padrone di casa Emmanuel Macron, che ambisce a un ruolo di mediatore, ha parlato di una delega dai partner per una "comunicazione comune" con l'Iran, salvo essere poi smentito da Trump e trovarsi costretto a precisare di non aver avuto "alcun mandato formale da parte del G7". Il capo dell'Eliseo ha comunque giocato una carta a sorpresa, l'invito del ministro degli Esteri Javad Zarif a Biarritz. Ufficialmente per continuare le interlocuzioni avviate venerdì, quando lo ha ricevuto all'Eliseo, con il vantaggio del far trovare nella stessa località i due contendenti. Non a caso, fonti diplomatiche francesi si sono affrettate a far sapere che Trump era stato precedentemente informato dell'arrivo, "stiamo lavorando in piena trasparenza con gli Stati Uniti". Zarif, da parte sua, ha parlato di "strada difficile, ma vale la pena provare". Trattative ardue anche sul fronte dei commerci, con i leader uniti nel cercare di disinnescare le spinte protezionistiche di Trump. Anche l'amico premier britannico Boris Johnson ha insistito sulla "pace commerciale". Di nuovo, il tycoon ha confuso le acque, con una dichiarazione ai giornalisti, "ho ripensamenti su tutto", che era sembrata in direzione di un ammorbidimento delle tensioni. Ma la portavoce Stephanie Grisham ha poi precisato che era stato frainteso, lui "si rammarica di non aver aumentato di più le tariffe". Sia Trump che il segretario al Tesoro Steven Mnuchin, anche lui a Biarritz, hanno poi rilanciato la possibilità di dichiarare l'emergenza nazionale per obbligare le aziende Usa a lasciare la Cina, secondo una legge adottata nel 1977 in seguito al Watergatee e mai usata per una controversia commerciale. "Ho il diritto, se voglio. Potrei dichiarare un'emergenza nazionale", ha detto Trump, ma "non ho questi piani in questo momento". Nulla di fatto, poi, sulla partecipazione della Russia al G7 del prossimo anno negli Stati Uniti. Trump ha rilanciato la proposta, Il Cremlino ha confermato la disponibilità "se l'invito arriva" a prenderlo in considerazione, mentre gli alleati del G7 si sono detti "a favore del rafforzamento del coordinamento con la Russia sulle attuali crisi", ma "è troppo presto per il reinserimento" e il ritorno al formato del G8, dopo l'esclusione di Mosca nel 2014 per l'annessione della Crimea. Stallo, infine, anche su Brexit. Johnson si è detto "ottimista" e che le possibilità di un accordo "stanno migliorando", ma allo stesso tempo ha avvertito i paesi Ue che "deve esserci molto realismo da parte dei nostri amici sul fatto che l'accordo di uscita è morto", una Brexit "no deal" o con accordo "dipende interamente dai nostri amici".

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