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Stuprata da bambina. A 17 anni Noa sceglie l'eutanasia

Carlo Antini
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Si chiamava Noa Pothoven, aveva 17 anni e i capelli biondi e domenica, l'altro ieri, è morta nel letto di casa sua, ad Arnhem. È morta per sua scelta e in modo legale: la ragazza, che soffriva di depressione acuta sfociata anche in anoressia a causa di una violenza sessuale subita da bambina, aveva chiesto e infine ottenuto di morire per eutanasia, assistita da una clinica specializzata. Noa pochi giorni fa aveva annunciato e condiviso la propria decisione, sofferta ma fino a un certo punto, con un lungo post su instagram. «Forse è un annuncio inaspettato - aveva scritto - ma il mio progetto esiste da molto tempo e quindi non c'è niente di impulsivo. Vado dritta al punto: tra pochi giorni morirò. Dopo anni di lotte, è tutto finito: ho smesso di mangiare e di bere e dopo molte sedute il giudice ha finalmente deciso che potrò andare, perché la mia sofferenza è insopportabile». Noa scriveva di aver deciso di morire perché «in fondo non ho mai veramente vissuto in tutto questo tempo, forse sono sopravvissuta, o nemmeno quello. Respiro - scriveva - ma non sono viva». Nessun ripensamento finale, nessun auto-pietismo: «Scrivo per salutare le persone più importanti della mia vita. Va tutto bene: non cercate di convincermi che sto sbagliando, questa è la mia decisione ed è definitiva. Amare è anche lasciare andare». In Olanda l'eutanasia è legale dal 2002, anche per i minorenni, seppure concessa con modalità decisamente stringenti.

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