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Uccisa perché voleva sposare un italiano. Assolti i parenti di Sana

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Il processo in Pakistan dove la 25enne era tornata da Brescia. Salvini: "Se questa è giustizia islamica c'è da aver paura"

Davide Di Santo
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 Il tribunale del Gujrat in Pakistan ha assolto i tre familiari imputati per l'omicidio della ragazza italo-pachistana Sana Cheema. I tre, il padre di Sana, Ghulam Mustafa Cheema, lo zio Mazhar Cheema, e il fratello, Adnan, erano accusati di aver strangolato la ragazza per ragioni "di onore" il 18 aprile del 2018. Il tribunale ha deciso l'assoluzione per mancanza di prove e testimoni. L'autopsia sul corpo della ragazza aveva rivelato che Sana Cheema era stata strangolata e le era stato rotto un osso nel collo. In Italia, a Brescia, da quindici anni, la ragazza era tornata in Pakistan a gennaio 2018, non è chiaro se per andare a trovare la sorella che aveva partorito o perché la famiglia le aveva combinato un matrimonio. Il 18 aprile, giorno prima del previsto volo di ritorno per l'Italia, era stata trovata morta. I tre parenti della donna, iniziato il processo dopo la riesumazione della salma, aveva prima confessato il delitto d'onore e poi ritrattato.  Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato: "Che vergogna! Se questa è 'giustizia islamica' c'è da aver paura. Una preghiera per Sana. Scriverò al mio collega, il ministro dell'Interno pakistano, per esprimere il rammarico del popolo italiano".

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