crisi di governo

Bocciata la manovra finanziaria. Spagna verso le elezioni anticipate

Carlo Antini

Il Parlamento spagnolo ha bocciato la prima legge di bilancio del governo del premier socialista Pedro Sanchez. Per la bocciatura hanno contato i voti degli indipendentisti catalani. A questo punto Sanchez, il cui gruppo parlamentare ha solo 84 seggi, potrebbe convocare elezioni anticipate. Secondo fonti vicine all’esecutivo, citate dai media locali, Sanchez riunirà il Consiglio dei ministri e poi annuncerà la data delle elezioni, che potrebbe essere il 28 aprile. Un totale di 191 deputati su 350 ha votato emendamenti per bloccare la finanziaria 2019. Gli emendamenti sono stati presentati, in particolare, dal conservatore Partito popolare (PP), dai liberali di Ciudadanos e dai due partiti indipendentisti catalani PDECat ed ERC. La condizione che gli indipendentisti avevano posto per non votare contro la legge di bilancio di Sanchez era che il governo acconsentisse a negoziare per l’autodeterminazione della Catalogna, aprendo così a un referendum in merito, ma l’esecutivo ha ritenuto inaccettabile questa condizione. Il voto in Parlamento è giunto all’indomani dell’apertura a Madrid dello storico processo a 13 leader indipendentisti catalani per il loro ruolo nella tentata secessione della Catalogna di ottobre 2017. Sanchez ha lasciato la sede della Camera qualche minuto dopo il voto, senza rilasciare dichiarazioni. È arrivato al potere a giugno grazie al voto dei 17 deputati indipendentisti, che hanno appoggiato la sua mozione di sfiducia contro l’allora primo ministro conservatore Mariano Rajoy. Da giugno alla guida di un governo di minoranza con soli 84 deputati socialisti su 350, Sanchez al suo arrivo al potere aveva promesso di convocare rapidamente delle elezioni, salvo poi cambiare idea e decidere di presentare una legge di bilancio per provare a restare al governo fino alla fine della legislatura nel 2020. Dopo questa bocciatura, Sanchez potrebbe essere costretto a convocare elezioni anticipate: secondo l’analista Antonio Barroso, dell’istituto Teneo, Sanchez «non è obbligato legalmente» a convocare nuove elezioni, dal momento che è possibile una proroga dell’ultimo bilancio, ma politicamente sarebbe «difficilmente giustificabile» non farlo. Come possibili date, oltre al 28 aprile, sulla stampa spagnola circola anche l’ipotesi del 26 maggio, quando in Spagna si voterà per le elezioni europee, nonché per municipali e regionali. Il processo contro i leader indipendentisti catalani ha reso più tesi i rapporti fra Sanchez e gli indipendentisti, di cui il premier ha bisogno per disporre di una maggioranza in Parlamento. Negli ultimi giorni il governo Sanchez aveva adottato un tono di campagna elettorale, accusando destra e indipendentisti di votare insieme. A questo panorama si aggiunge l’estrema destra di Vox: secondo diversi sondaggi - l’ultimo dei quali pubblicato oggi - PP, Ciudadanos e Vox, che giù collaborano per il governo regionale dell’Andalusia, sarebbero in grado di formare una maggioranza a livello nazionale.