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Ritira i soldati, bufera su Trump

Si dimette il capo del Pentagono Jim Mattis: "Serve una persona con le idee in linea con Trump".

Silvia Sfregola
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Regno Unito, Germania e Francia, tre dei principali alleati degli Stati Uniti nella guerra al gruppo jihadista Stato islamico, hanno reagito con allarme alla scelta del presidente americano Donald Trump di ritirare le truppe Usa dalla Siria. Decisione, invece, elogiata dalla Russia. Parigi e Londra hanno promesso che manterranno le proprie forze sul terreno, avvertendo che la guerra è lungi dall'essere conclusa, al contrario di quanto affermato da Trump, per cui l'Isis è stato "brutalmente sconfitto". Circa 2mila soldati statunitensi sono in Siria, in gran parte per missioni di addestramento e supporto, per sostenere le forze locali che combattono gli jihadisti. Gli Usa, ha scritto Trump su Twitter, non vogliono essere "il poliziotto del Medioriente", ora tocca "ad altri combattere". "Restiamo impegnati nella coalizione globale e nella campagna per impedire al Daesh (Isis, ndr) di guadagnare terremo e per garantire la sua duratura sconfitta", ha detto un portavoce della premier britannica, Theresa May, "lavorando a fianco dei partner regionali strategici in Siria e oltre". Ha aggiunto che la coalizione ha "fatto grandi progressi, ma molto resta da fare". Per Berlino e per la forza guidata dai curdi, in prima linea nella lotta contro l'Isis, la decisione di Washington potrebbe minare le conquiste ottenute sinora contro i radicali sunniti, che ancora controllano piccole aree della Siria orientale. E un ritiro potrebbe avere ripercussioni geopolitiche molto vaste. Alcuni deputati Usa hanno sottolineato che il ritiro potrebbe incoraggiare la Turchia ad attaccare le forze curde, che gli Usa hanno appoggiato. "E' vero che la coalizione ha fatto progressi significativi in Siria, ma questa lotta continua e continuerà", ha detto la ministra agli Affari europei francese, Nathalie Loiseau. L'annuncio di Trump, che è sembrato cogliere di sorpresa sia repubblicani sia democratici al Congresso, ha lasciato molte domande senza risposta. Tra cui i tempi del ritiro e il futuro supporto aereo agli alleati nella regione. Il Pentagono, che non è d'accordo con la decisione di Trump, ha per ora fatto sapere che i raid aerei continueranno fino a quando soldati americani saranno sul terreno, senza precisare se proseguiranno anche dopo. Anche se la zona dell'autoproclamato 'califfato' è stata molto ridotta, con poche roccaforti lungo la valle dell'Eufrate, gli esperti temono che abbia ancora il potere di condurre una guerriglia. E il ritiro americano potrebbe dare a Russia e Iran, a fianco del presidente siriano Bashar Assad, mano libera per plasmare il futuro della Siria. Nella conferenza annuale, il presidente russo Vladimir Putin ha elogiato il ritiro, dicendo che Trump "ha ragione". L'omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, e quello iraniano, Hassan Rohani, si sono incontrati ad Ankara mentre gli occhi sono puntati su una possibile offensiva turca contro le Unità di protezione popolare (Ypg) curde nel nord della Siria. La Turchia considera la milizia "emanazione terrorista" dell'insorgenza curda autonomista dentro i suoi confini. Mentre più volte ha ripetutamente chiesto la destituzione di Assad, ha anche cercato di sviluppare una relazione pragmatica con Teheran e Mosca. Intanto, i combattenti curdi delle Forze democratiche siriane hanno annunciato che continueranno la guerra contro l'Isis, a meno di essere attaccate dalla Turchia: in quel caso dovranno "dedicarsi alla difesa della terra".

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