Gilet gialli, scontri e feriti in Francia e a Bruxelles
Oltre 1700 arresti
La minacciata marcia all'Eliseo non c'è stata, i numeri sono stati inferiori rispetto ai sabati precedenti, ma alla fine il 'IV atto' della protesta dei gilet gialli l'obiettivo di smuovere il governo l'ha raggiunto. In tutta la Francia i manifestanti sono stati 125mila, secondo i dati del ministero dell'Interno, 10mila a Parigi, contro i 287mila del 17 novembre, 160mila il 24 e 136mila l'1 dicembre. Sono invece saliti i controlli, con 1385 arresti e 974 persone messe sotto custodia, di cui rispettivamente 920 e 619 solo a Parigi. La capitale per ore è stata segnata da una tensione alle stelle, con scontri, lanci di molotov e lacrimogeni, barricate incendiarie e devastazioni per mano dei casseur. Per evitare che ci scappasse di nuovo il morto, come in seguito alla prima protesta, o peggio, sono stati dispiegati 89mila agenti in tutto il Paese, 8mila solo a Parigi. Il bilancio è stato di 135 feriti di cui 17 tra le forze dell'ordine, 71 di cui 7 agenti nella capitale. Tra loro anche fotoreporter e giornalisti. E la protesta, dilagata da nord a sud del Paese, ha valicato anche i confini, creando rallentamenti alla frontiera di Ventimiglia e scontri a Bruxelles, dove in un migliaio hanno manifestato arrivando anche a scontri con le forze dell'ordine, con circa 400 persone fermate e un agente rimasto ferito. Il presidente francese Emmanuel Macron per non esarcerbare gli animi ha confermato che parlerà della questione all'inizio della prossima settimana, ma intanto il primo ministro francese, Edouard Philippe, ha invocato dopo la lunga giornata di proteste "spazio al dialogo". Quello iniziato con i dibattiti in entrambe le assemblee, gli incontri a Matignon, sede del governo, dove il premier ha incontrato una delegazione di gilet gialli. Dialogo che "deve continuare, la nazione francese deve ritrovarsi, nessuna tassa può minacciare l'unità nazionale". Il riferimento è all'aumento dei carburanti che ha innescato la miccia del malcontento per le politiche dell'esecutivo, e su cui ha invece soffiato il presidente americano Donald Trump, sfruttando l'occasione per attaccare il 'nemico' francese e insieme l'odiato accordo sul clima raggiunto nella conferenza Onu di Parigi del 2015. "Forse è ora di concludere il ridicolo ed estremamente costoso accordo di Parigi e restituire il denaro alla gente sotto forma di tasse più basse?", il messaggio del tycoon su Twitter, "le persone non vogliono pagare grosse somme di denaro, molto a Paesi del Terzo mondo (che sono gestiti in modo discutibile), per proteggere forse l'ambiente".