caos in francia

Riesplode la protesta dei gilet gialli, scontri e feriti sugli Champs-Élysées

Silvia Sfregola

Auto in fiamme, vetrine rotte, transenne rimosse, scontri e lacrimogeni. Scene di caos e guerriglia urbana nel cuore di Parigi nel terzo sabato di mobilitazione nazionale dei gilet gialli, il movimento sorto per protestare contro l’aumento delle tasse sui carburanti e che si è trasformato in una contestazione nazionale della politica fiscale e sociale di Emmanuel Macron. I primi scontri sono scoppiati stamattina sugli Champs Elysees, con lanci di sassi contro gli agenti proprio sotto l’arco di trionfo e il conseguente uso di lacrimogeni e cannoni ad acqua, ma nel pomeriggio le violenze si sono estese ad altre zone della città: dal quartiere dell’Opera alla nota via Foch, passando per rue de Rivoli e i giardini di Tuileries, eclissando il messaggio di altre decine di migliaia di gilet gialli. Dall’Argentina, dove si trova per il G20, Macron ha replicato in serata: «Non accetterò mai la violenza».  L’ultimo bilancio, fornito dalla prefettura di polizia di Parigi, è di 255 fermi e almeno 95 feriti, tra cui 14 agenti. Almeno una decina le auto incendiate, fra cui una della polizia nel II arrondissement. Oltre che veicoli sono stati dati alle fiamme anche ristoranti; e alcuni negozi sono stati saccheggiati. Dei grandi magazzini, fra cui le Gallerie Lafayette, sono stati evacuati. Al calare del buio, fiamme e fumo investivano ancora diverse zone della capitale. Diverse scritte sono state realizzate sui monumenti: sull’Arco di trionfo si legge ’I gilet gialli vinceranno'; e un’altra scritta è stata taccata sull’Opera, ’Macron = Luigi XVI', in riferimento al re ghigliottinato nel 1793. Secondo i dati del ministero dell’Interno, sono 75mila le persone scese in strada per aderire alla protesta in tutta la Francia (un dato aggiornato alle 15); almeno 5.500 a Parigi. Si tratta di numeri più bassi rispetto ai due sabati precedenti: la prima giornata nazionale di mobilitazione, il 17 novembre, aveva raccolto 282mila manifestanti, mentre alla seconda giornata il 24 novembre avevano partecipato 106mila persone, di cui 8mila a Parigi. La polizia riferisce di avere notato sempre più «gruppi molto organizzati», determinati a causare disagi all’ordine pubblico. Mentre Macron veniva costantemente aggiornato a Buenos Aires, il primo ministro Edouard Philippe ha seguito da vicino gli sviluppi disdicendo una visita fuori Parigi e recandosi personalmente nel quartier generale della polizia. Philippe si è detto «scioccato» dalle violenze. Intanto si moltiplicano gli appelli al dialogo e contro i casseur. La leader dell’estrema destra Marine Le Pen, che come pure l’estrema sinistra di Jean Luc Melenchon ha cavalcato l’ondata di protesta, ha lanciato un appello a Macron affinché riceva «i capi dei partiti politici di opposizione» al suo rientro dal G20. «Il nostro Paese affronta una grande crisi. Può essere risolta solo con il dialogo. Dobbiamo ritrovare al più presto questa strada», ha twittato invece la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, dicendosi indignata e triste per le violenze, che ha definito «inaccettabili». E si è fatto sentire anche l’ex presidente François Hollande: «Davanti a un movimento nell’insieme pacifico, un risultato attraverso il dialogo è indispensabile», ha scritto su Twitter.