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Michelle Obama confessa: "Le mie figlie concepite in vitro"

Il libro di memorie dell'ex first lady. Ed è subito scontro con Trump

Silvia Sfregola
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Michelle Obama ha usato la fecondazione in vitro per avere le due figlie Malia e Sasha dopo un aborto spontaneo avuto 20 anni fa, lei e Barack hanno fatto in passato terapia di coppia e non perdonerà mai Donald Trump per ciò che ha fatto passare alla sua famiglia sollevando dubbi sul certificato di nascita di Barack Obama. La ex first lady si apre a tutto tondo in un'intervista al programma 'Good Morning Americà su Abc, che andrà in onda domenica e di cui sono state diffuse delle anticipazioni. Un'intervista in occasione della pubblicazione del libro di Michelle in uscita martedì, 'Becoming', che la moglie dell'ex presidente porterà poi in tour per gli Stati Uniti e a Londra. Le rivelazioni sull'aborto spontaneo, la fecondazione in vitro e le difficoltà matrimoniali con Barack Obama sono contenute nelle 426 pagine di memorie. Tutti temi che Michelle ha approfondito nel colloquio con l'anchorwoman Robin Roberts. Dopo l'aborto «mi sentivo persa e sola», «sentivo di aver fallito perché non sapevo quanto gli aborti spontanei siano comuni, perché non ne parliamo. Stiamo sedute nel nostro dolore, pensando di essere in qualche modo guaste» mentre «è importante parlare con le giovani madri del fatto che gli aborti spontanei succedono». Michelle Obama, oggi 54enne, racconta che quando aveva circa 34 anni realizzò che «l'orologio biologico è reale» e decise di optare per la fecondazione in vitro, modalità con cui sono nate le due figlie: Malia oggi 20enne e la 17enne Sasha. «Penso che la cosa peggiore che ci facciamo come donne sia non condividere la verità sui nostri corpi e su come funzionano», ha detto all'intervistatrice. Quanto alla storia d'amore con Barack? Si conobbero nello studio legale Sidley Austin LLP di Chicago: nonostante un'attrazione immediata, lei continuò a insistere che dovevano essere soltanto amici, ma tutto cambiò una sera d'estate quando lui la baciò. «Quando ho consentito a me stessa di sentire qualcosa per Barack», scrive Michelle, «i sentimenti sono diventati precipitosi, un'esplosione a cascata di desiderio, gratitudine, realizzazione, meraviglia». Ma non sono mancate le difficoltà in alcuni momenti, specialmente quando Barack Obama entrò nel Senato dell'Illinois. «La terapia di coppia per noi fu uno dei modi in cui imparammo a discutere delle nostre differenze», rivela Michelle ad Abc. E spiega anche il perché della scelta di parlarne: «Conosco troppe giovani coppie che faticano e pensano che in qualche modo hanno qualcosa di sbagliato. Io voglio che sappiano che Michelle e Barack Obama, che hanno un matrimonio fenomenale e si amano, lavorano sul loro matrimonio. E cerchiamo aiuto per il nostro matrimonio quando serve». Infine il botta e risposta con Trump, che Michelle Obama ha criticato per avere messo «la sicurezza della mia famiglia a rischio». «Non lo perdonerò mai» per la teoria sulla nascita di Barack Obama, secondo cui l'ex presidente non era nato negli Usa ma in Kenya. Il tycoon le ha risposto a distanza in dichiarazioni rilasciate alla Casa Bianca prima di partire per Parigi: «E io - ha tagliato corto - non perdonerò mai lui ( Obama ndr.) per quello che ha fatto al nostro esercito degli Stati Uniti non finanziandolo in modo appropriato».

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