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Trump esulta per il midterm. E silura il segretario della Giustizia

Congresso diviso dopo il voto: il presidente Usa licenzia Sessions, al suo posto Whitaker

Silvia Sfregola
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Dopo le elezioni di metà mandato, in cui i democratici hanno riconquistato la Camera e il Gop ha tenuto il Senato, il presidente americano Donald Trump si dice pronto a lavorare con i Dem rivendicando di aver «fermato l'onda blu». Ma a questo lavoro congiunto pone delle condizioni: i democratici non blocchino la sua amministrazione con le indagini su di lui e sui suoi. Il magnate commenta così, in conferenza stampa, l'esito del voto, poco prima di un «annuncio bomba» sul Russiagate: le dimissioni del ministro della Giustizia, Jeff Sessions, mai perdonato per essersi ricusato dall'inchiesta. Nel discorso fiume, Trump parla di «un grande successo» e di «un giorno incredibile», tendendo la mano ai democratici ed elogiando la loro leader alla Camera, Nancy Pelosi, con cui ammette di poter collaborare e che «merita» di essere speaker. Secondo le proiezioni del New York Times, i democratici avranno 229 seggi nella Camera di 435, mentre il Gop passerà da 51 a 53 nel Senato di 100 rappresentanti. Pelosi, da parte sua, in conferenza stampa non critica Trump e, a sua volta, ribadisce che i Dem «cercheranno terreno comune» con il Gop quando sarà possibile, citando tra i possibili campi di un lavoro bipartisan anche le infrastrutture e l'occupazione. «È tempo che i membri di entrambi i partiti si uniscano, mettano la partigianeria da parte e permettano di continuare ad avanzare al miracolo economico americano», afferma Trump, mettendo in guardia i Dem dall'usare il loro nuovo potere al Congresso per indagare su esponenti della sua amministrazione, oppure sulle sue finanze. Possono «giocare quel gioco», spiega, ma «noi lo giocheremmo meglio»: si finirebbe a fare avanti e indietro per due anni, «alla fine non avremo concluso nulla», minaccia. Per poi aprire: «Oppure possiamo lavorare assieme, e potrebbe davvero essere una bella situazione bipartisan». Tra le domande, Trump risponde anche su quella relativa al Russiagate ribadendo di non avere alcuna intenzione di bloccarlo, definendo le indagini «una bufala» e «una disgrazia» e ricordando che «non c'è stata collusione». Con la vittoria alla Camera, i democratici potranno gestire le commissioni, avendo potere di tenere audizioni, chiamare testimoni e citare membri dell'amministrazione. E sempre sul Russiagate è caduta, poche ore dopo la conferenza stampa, la tegola delle dimissioni di Sessions. Il ministro alla Giustizia, ha riferito AFP, ha spiegato di averle presentate su richiesta del tycoon. Il quale ha twittato i suoi ringraziamenti all'Attorney general uscente, annunciando l'incarico ad interim del suo chief of staff, Matthew G. Whitaker. L'ira di Trump verso Sessions non era un segreto: era nata quando il ministro prese le distanze dalle indagini sulla presunta collusione russa nelle elezioni del 2016, passate quindi nelle mani del vice, Rob Rosenstein. Trump si scaglia poi nuovamente contro i media, accusando di essere un «maleducato» e una «persona orribile» il giornalista di Cnn, Jim Acosta, che gli faceva domande sui migranti e sulla presunta «invasione», aggiungendo: «Lei dovrebbe lasciarmi guidare il Paese», «lei non dovrebbe lavorare per Cnn, quando date notizie false, come Cnn fa spesso, siete il nemico del popolo». Il reporter non è l'unico bersaglio del presidente che ordina ad altri di sedersi mentre zittisce malamente altri giornalisti presenti alla conferenza stampa.

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