braccio di ferro sulla manovra

L'Ue prende a schiaffi l'Italia: "Una deviazione senza precedenti"

Carlo Antini

C’è posta per Roma. Mittente: Bruxelles, Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea. A recapitare la lettera è il commissario europeo per gli Affari economici Pierre Moscovici che ha incontrato il ministro del Tesoro Giovanni Tria, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il contenuto è stato anticipato dal presidente della Commissione Jean Claude Juncker e si riassume in poche righe: l’Ue non darà altri margini di flessibilità all’Italia. «L’Italia è stata capace, negli ultimi tre anni, di spendere 30 miliardi in più senza sanzioni. Quindi siamo stati molto gentili e positivi con l’Italia, perché l’Italia è l’Italia», ha dichiarato Juncker. L’irrigidimento di Bruxelles si è aggiunto alle liti in seno al governo a proposito del decreto fiscale. Per la prima volta la maggioranza giallo-verde appare in seria difficoltà. Il risultato è lo spread Btp-Bund che vola a 326 punti, aggiornando i massimi dal marzo 2013. Per la Commissione Ue il bilancio italiano mostra una deviazione «senza precedenti nella storia del Patto di stabilità», sia per il fatto che contempla una espansione vicina all’1% sia per una deviazione dagli obiettivi pari all’1,5%. Alla luce di questi fattori, si profila «un non rispetto particolarmente serio con gli obblighi del Patto» e si chiede al Governo di dare una risposta ai rilievi entro lunedì 22 ottobre. «C’è stato un dialogo costruttivo sulla legge di Bilancio, il dialogo costruttivo è una realtà e questo la commissione vuole fare con il governo italiano». Lo ha detto il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici, al termine dell’incontro con il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. «La commissione europea ha inviato una lettera al governo» sulla legge di bilancio «dove fa un certo numero di osservazioni e fa delle domande, sulla base delle risposte la commissione europea prenderà delle decisioni e il dialogo continuerà», ha aggiunto Moscovici. «Credo che ci sarà un dialogo costruttivo con la Commissione Europea, il nostro obiettivo della manovra economica è quello di aumentare la crescita e ridurre il rapporto debito-Pil», ha osservato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, al termine dell’incontro con Moscovici. «Crediamo che la manovra porti in questa direzione e lo spiegheremo alla Commissione. L’Italia rimane uno dei paesi fondamentali dell’Europa e in questa cornice porteremo avanti questo dialogo», ha aggiunto. Nemmeno il Consiglio Europeo ha diradato le nubi. Ufficialmente la manovra del governo Conte non era in agenda. Ma è chiaro che, nel corso dei vari incontri non ufficiali, non si è parlato d’altro. «Negli incontri bilaterali ho trovato partner molto attenti e rispettosi. Abbiamo varato il più grande piano di riforme strutturali e un cospicuo piano di investimenti. In Italia stiamo rivoluzionando, e i partner hanno capito», ha sottolineato il premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa a Bruxelles. «Da parte nostra nessun muro contro muro. La lettera dell’Ue verrà consegnata o forse è stata già consegnata al ministro Tria da Moscovici. È una lettera che riceveranno anche altri Paesi, è prassi riceverla in condizioni di questo tipo, posso immaginare che esprimerà seria preoccupazione dell’Ue, con un riferimento alla deviazione del rapporto deficit/Pil rispetto a quanto preventivato. Ma non è una grossa deviazione», ha aggiunto. L’irrigidimento della Ue è sostenuto da un gruppo di Paesi del Nord Europa. Oltre alla Germania, c’è l’Olanda: il premier olandese Mark Rutte ha esposto le sue critiche sulla manovra e ha annunciato il sostegno del suo Paese a un’eventuale azione della Commissione per chiedere all’Italia di rispettare le regole. Ma non c’è solo Rutte. L’Italia appare completamente isolata a Bruxelles. Nemmeno fra i potenziali alleati nella battaglia sovranista per ribaltare gli equilibri nel futuro Europarlamento trova grande solidarietà. «I debiti eccessivi» sono «pericolosi», non solo «per i Paesi che li hanno accumulati», ma «anche per l’Europa», dice il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che pure era annoverato tra gli "amici" del governo gialloverde fino a qualche mese fa. Oggi no, anzi Kurz si dice «grande difensore» dei criteri di Maastricht, loda la politica economica di Vienna: esempio di «equilibrio». Non ammette eccezioni nemmeno per i «paesi grandi», come l’Italia.