strasburgo

Nuova era per il copyright sul web. L'Ue approva la riforma del diritto d'autore

Carlo Antini

Il Parlamento Europeo ha adottato la sua posizione negoziale sulla riforma del diritto d’autore che include norme specifiche per proteggere le piccole imprese e la libertà di espressione. Il mandato negoziale del Parlamento per i colloqui con i ministri Ue al fine di giungere ad un testo definitivo è stata approvato con alcune modifiche alla proposta della commissione Affari giuridici dello scorso giugno. Molte delle modifiche apportate dal Parlamento alla proposta originaria della Commissione Europea, spiega l’Aula di Strasburgo, mirano a garantire che i creativi, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori e giornalisti, siano remunerati per il loro lavoro quando viene utilizzato da piattaforme di condivisione come YouTube o Facebook e da aggregatori di notizie come Google News. Il relatore Axel Voss (Ppe, Germania) è «molto lieto che, nonostante il forte lobbying dei giganti di Internet, la maggioranza dei deputati al Parlamento europeo sia ora a favore della necessità di tutelare il principio di una retribuzione equa per i creativi europei».  «Il dibattito su questa direttiva è stato molto acceso e credo che il Parlamento abbia ascoltato con attenzione le preoccupazioni espresse. Abbiamo quindi affrontato le preoccupazioni sollevate in merito all’innovazione escludendo dal campo di applicazione i piccoli e micro aggregatori o piattaforme - continua - Sono convinto che, una volta che le acque si saranno calmate, Internet sarà libera come lo è oggi, i creatori e i giornalisti guadagneranno una parte più equa degli introiti generati dalle loro opere, e ci chiederemo per quale motivo tutto questo clamore», conclude. La posizione del Parlamento Europeo (per avere la riforma vera e propria occorrerà attendere l’esito del negoziato con il Consiglio) rafforza la proposta della Commissione europea in materia di responsabilità delle piattaforme e degli aggregatori riguardo le violazioni del diritto d’autore. Ciò vale anche per i cosiddetti snippet, dove viene visualizzata solo una piccola parte del testo di un editore di notizie. In pratica, questa responsabilità imporrebbe a piattaforme e aggregatori di remunerare chi detiene i diritti sul materiale, protetto da copyright, che mettono a disposizione. Il testo richiede inoltre espressamente che siano i giornalisti stessi, e non solo le loro case editrici, a beneficiare della remunerazione derivante da tale obbligo di responsabilità. Allo stesso tempo, per incoraggiare le start-up e l’innovazione, il testo esclude esplicitamente dalla legislazione le piccole e micro imprese del web. I deputati hanno introdotto nuove disposizioni che hanno lo scopo di non ostacolare ingiustamente la libertà di espressione che caratterizza Internet. Pertanto, la semplice condivisione di collegamenti ipertestuali (hyperlink) agli articoli, insieme a «parole individuali» come descrizione, sarà libera dai vincoli del copyright. Qualsiasi misura adottata dalle piattaforme per verificare che i contenuti caricati non violino le norme sul diritto d’autore dovrebbe essere concepita in modo da evitare che colpisca anche le opere che non violano il copyright. Le stesse piattaforme dovranno inoltre istituire dei meccanismi rapidi di reclamo (gestiti dal personale della piattaforma e non da algoritmi) che consentano di presentare ricorsi contro una ingiusta eliminazione di un contenuto. Il testo specifica che il caricamento di contenuti su enciclopedie online che non hanno fini commerciali, come Wikipedia, o su piattaforme per la condivisione di software open source, come GitHub, sarà automaticamente escluso dall’obbligo di rispettare le nuove regole sul copyright. Il testo del Parlamento rafforza la posizione negoziale di autori e artisti, consentendo loro di esigere una remunerazione supplementare da chi sfrutta le loro opere, nel caso in cui il compenso corrisposto originariamente sia considerato «sproporzionatamente» basso rispetto ai benefici che ne derivano. Tali benefici dovrebbero includere le cosiddette «entrate indirette». Le misure approvate consentirebbero inoltre agli autori e agli artisti di revocare o porre fine all’esclusività di una licenza di sfruttamento dell’opera, se si ritiene che la parte titolare dei diritti di sfruttamento non stia esercitando tale diritto.