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La Aquarius attraccherà a Malta: "I migranti in cinque Paesi Ue"

Davide Di Santo
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Si sblocca la situazione della nave Aquarius: un accordo tra sei Paesi europei ha deciso che i 141 migranti a bordo potranno sbarcare a Malta e saranno poi distribuiti tra Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Spagna. L'intesa è arrivata dopo che la nave umanitaria, gestita da SOS Mediterranée e Medici Senza Frontiere, è rimasta per oltre tre giorni in mare in attesa di un permesso per attraccare. Venerdì scorso aveva soccorso al largo della Libia due barconi, ma Italia e Malta le avevano negato l'attracco, come già era accaduto a giugno quando la stessa imbarcazione aveva infine potuto sbarcare a Valencia. Dei 141 migranti a bordo, 25 hanno trascorso 35 ore alla deriva in mare, 73 sono minori di cui 67 non accompagnati, in gran parte provenienti dagli instabili Paesi di Somalia ed Eritrea. Malta ha annunciato nel pomeriggio «la concessione», ribadendo di «non averne l'obbligo legale», e che i profughi sarebbero stati distribuiti tra le cinque nazioni europee. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha confermato che il suo Paese accoglierà 60 persone, dopo che non ha dato luce verde a nessuna delle città spagnole che si sono proposte per lo sbarco. Sessanta anche in Francia tra i migranti che sono sull' Aquarius e già a Malta, dopo che anche Parigi non ha autorizzato l'attracco sulle sue coste. Il Portogallo si è detto disposto ad accogliere 30 «delle 244 persone a bordo di Aquarius» e di altre navi al largo di Malta. E la Germania ne prenderà almeno 50. Il ministro dell'Interno Horst Seehofer, che poche settimane fa in nome di maggior rigore sulle politiche migratorie ha fatto traballare il governo Merkel, ha parlato di «motivi umanitari» e ha posto la «condizione che anche altri Paesi aiutino». L'accordo ricorda quello di giugno per la nave Lifeline della omonima ong: i 233 migranti a bordo erano sbarcati a Malta dopo una settimana di attesa in mare e di polemiche in Europa, per essere poi spartiti tra vari Paesi (anche in Italia). Gli Stati coinvolti nell'accordo hanno citato «il sostegno della Commissione europea», e il commissario alle Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, dopo averli elogiati ha aggiunto: «Abbiamo bisogno di soluzioni sostenibili. Questa è la responsabilità dell'Ue nel suo insieme». Dichiarazione che ha trovato eco tra i 'firmatarì. Sanchez ha parlato di «accordo pioneristico» e invitato a trovare «assieme risposte europee a sfide globali», l'omologo maltese Joseph Muscat ha promesso collaborazione e Seehofer ha affermato che «per il futuro servono una imminente soluzione europea e la solidarietà di tutti gli Stati membri». Per il presidente francese Emmanuel Macron «non c'è alternativa alla collaborazione» e l'Eliseo ha annunciato di voler «proporre nelle prossime settimane un meccanismo perenne» per «evitare le crisi a ripetizione». Sempre da Parigi, il partito En Marche! di Macron ha accusato Matteo Salvini di «demagogia» vuota su cui «nulla si costruisce». Il ministro dell'Interno gli ha risposto su Twitter, dopo il disastroso crollo di un viadotto a Genova: «In una giornata così triste, una notizia positiva», «come promesso, non in Italia». Continuano, intanto, le richeiste di una strategia certa e sicura all'Ue. Il responsabile delle operazioni di SOS Méditerranée, Frédéric Penard, ha parlato di «un primo passo» fatto da «un numero importante di Paesi Ue» verso «un meccanismo europeo più perenne». Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo di Aquarius, ha poi ricordato che lasciare le imbarcazioni per giorni in attesa scoraggia «le navi a soccorrere le persone in difficoltà, cosa che è loro dovere»: uno dei barconi soccorsi venerdì era stato avvistato da almeno cinque navi, che l'hanno ignorato. Anche Filippo Grandi, alto Commissario Onu per i rifugiati, ha chiesto all'Ue «un meccanismo condiviso e prevedibile», definendo «sbagliato, pericoloso e immorale tenere le navi a vagare» in mare. A complicare la situazione è poi intervenuta Gibilterra, che ha deciso di ritirare la sua bandiera all' Aquarius, dopo averle chiesto di «sospendere le attività di salvataggio per cui non è registrata in territorio britannico».

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