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Multa Google, ira di Trump contro l'Ue: "Tariffe disastrose sulle auto"

Silvia Sfregola
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Nello scontro a colpi di dazi tra Washington e Bruxelles finisce anche Google. Il presidente americano Donald Trump chiama in causa il colosso di Mountain View, criticando la maxi multa da 4,34 miliardi di euro imposta dalla commissione Ue per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. «Ve l'avevo detto! L'Unione europea ha appena dato una multa da 5 miliardi di dollari a una delle nostre più grandi aziende, Google. Hanno davvero approfittato degli Stati Uniti, ma non durerà a lungo», scrive Trump su Twitter. E il cinguettìo dell'inquilino della Casa Bianca potrebbe far aprire un nuovo fronte anche sull'interscambio tecnologico tra le due sponde del Pacifico. Nel frattempo, dall'Europa arriva la risposta a una delle minacce più significative nella guerra commerciale, quella nei confronti delle importazioni di automobili. L'Ue, spiega la commissaria per il Commercio, Cecilia Malmsrtoem, è pronta a reagire se il presidente degli Usa imporrà tariffe «disastrose» sulle automobili e Bruxelles starebbe già pensando a una contromossa, preparando «una lista di misure di riequilibrio». Per il momento, comunque, dall'altro contendente giungono rassicurazioni. «È ancora troppo presto» per dire se Trump procederà con i dazi sulle auto, chiarisce il segretario al Commercio americano, Wilbur Ross. Il governo - sottolinea - sta ancora esaminando la possibilità di imporre tariffe per motivi di sicurezza nazionale, una mossa simile a quella che ha portato ai dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio all'inizio del 2018. «È ovvio» - secondo Ross - quanto il settore sia «vitale» per «gli Stati Uniti e l'economia globale». Le possibili tariffe sulle auto, in ogni caso, continuano a preoccupare i produttori del settore. Nella giornata di mercoledì una coalizione di società produttrici di vetture americane e non, insieme a commercianti di macchine e produttori di ricambi, ha lanciato un appello a Trump chiedendo di non far scattare i dazi. I timori di tutti riguardano il possibile aumento dei costi e le ricadute su piani di espansione e assunzioni. Intanto, il Dipartimento del Commercio di Washington ha iniziato ad ascoltare un totale di 45 persone in rappresentanza di compagnie nazionali e internazionali, gruppi industriali, sindacati e Paesi stranieri nell'ambito dell'indagine aperta da Trump per verificare se procedere con le tariffe sul settore. «Dal nostro punto di vista, non ci sono prove che le importazioni di auto rappresentino una minaccia per la nostra sicurezza nazionale», ha ribadito Matt Blunt, a capo del consiglio politico del settore automobilistico in rappresentanza di Ford, General Motors ed Fca.

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