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Marc Gasol, il campione Nba che ha salvato Josephine

Anche il cestista da 20 milioni di dollari tra i soccorritori di Open Arms

Giada Oricchio
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Josephine fugge dal Camerun dilaniato dalle spinte secessioniste e sull'orlo della guerra civile, sfiora la morte, ma incrocia la ONG Proactiva Open Arms e il destino del milionario giocatore NBA Marc Gasol. Josephine si è salvata dal naufragio al largo della coste di Tripoli tenendosi aggrappata a un pezzo di legno per 48 ore, mentre intorno a lei la morte prendeva il sopravvento su una mamma e il suo bambino di 5 anni. La nave ONG Proactiva Open Arms ha apertamente accusato la Guardia Costiera libica di omissione di soccorso come ha raccontato la giornalista di “Internazionale” Annalisa Camilli. Lo sguardo di terrore e pietà di Josephine rivolto ai soccorritori della Open Arms ha fatto il giro del mondo e impressionato chi ancora non ha chiuso i porti, il cuore e gli occhi davanti alla sofferenza altrui. Perché in quel volto stravolto dalla sopravvivenza e dalla stessa voglia di vivere, in quei due fari neri imploranti un Dio giusto e misericordioso, in quel vedere-non vedere con indicibile gratitudine il proprio benefattore, ognuno di noi può leggere il dolore che ha piegato un familiare, può ricordare la  disperazione che avremmo voluto non provasse mai. Questa orrenda storia racchiude e svela anche quella di Marc Gasol, il cestista spagnolo, campione del mondo e giocatore dell'NBA con i Memphis Grizzlies per 20 milioni di dollari a stagione. Lontano dal parquet di basket, Gasol, 33 anni e 2 metri e 16 di altezza, dedica parte del suo tempo a salvare i migranti nel Mediterraneo. Era sulla Proactiva Open Arms e ha partecipato al salvataggio di Josephine. Sul suo profilo Twitter ha postato il momento commentando: "Frustrazione, rabbia, impotenza. È incredibile come così tante persone vulnerabili vengano abbandonate al loro destino di morte in mare. Profonda ammirazione per quelli che in questo momento chiamo i miei compagni di squadra”. Frustration, anger, and helplessness. It's unbelievable how so many vulnerable people are abandoned to their deaths at sea. Deep admiration for these I call my teammates at this time @openarms_fund pic.twitter.com/TR0KnRsrTE— Marc Gasol (@MarcGasol) 17 luglio 2018  Gasol ha rilasciato un'intervista al quotidiano “El Pais”: “ Abbiamo ascoltato le conversazioni tra una motovedetta della Libia e una nave mercantile, abbiamo appreso che la motovedetta libica ha riportato i naufraghi in Libia e distrutto la barca in cui erano stati due giorni e due notti. Ma hanno lasciato almeno tre persone abbandonate (…). Se non fosse stato per il nostro intervento nessuno avrebbe saputo cosa era successo. Si sarebbe detto che i libici avevano salvato 150 persone. Ma la realtà è che hanno lasciato la gente viva in mare. La situazione è tale che è al di sopra dei miei sentimenti personali - sottolinea ancora il giocatore - Stiamo parlando di atti criminali disumani”. Spiega anche perché ha deciso di imbarcarsi: “La fotografia del bambino siriano morto sulla costa turca nel 2015 ha provocato in me un senso di rabbia e allo stesso tempo mi ha fatto capire che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per fermare queste tragedie. È stato allora che ho incontrato Óscar Camps di Open Arms. (…). Ammiro questo tipo di persone, che fanno qualcosa, che non aspettano che gli altri lo facciano. Ho due figli e voglio essere un esempio per loro. Immagino la situazione di un padre che deve affrontare viaggi come questi in cui si rischia tutto per raggiungere un paese dove poter vivere in pace e con dignità. Penso che se fossi al suo posto vorrei che qualcuno mi aiutasse mettendo a disposizione il suo tempo, i suoi soldi, dandomi una mano. È molto diverso sentire o leggere che un tot persone sono morte in mare. Molto diverso è vederle, vedere una persona morta e capire che quella persona era il centro del mondo nella vita di qualcuno. E non c'è più. Trovo incredibile che si possa sottovalutare o disprezzare il lavoro di queste organizzazioni, è una mancanza di umanità inaudita”. Marc e il fratello maggiore Pau, ex giocatore dei Lakers, sono impegnati in prima linea nel volontariato e hanno creato una Fondazione per combattere l'obesità infantile. 

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