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Thailandia, i ragazzi salvati sono otto

Novanta sub al lavoro. I quattro salvati ieri stanno bene

Davide Di Santo
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Dopo i quattro salvataggi di ieri, sono stati portati fuori dalla grotta altri quattro dei componenti della squadra di calcio, di età compresa tra gli 11 e i 16 anni intrappolati, assieme al loro coach di 25, nella caverna di Tham Luang del nord della Thailandia dallo scorso 23 giugno. Mentre proseguono le operazioni di salvataggio, alle quali partecipano 90 persone, 40 thailandesi e 50 stranieri, sono ancora nella grotta altri quattro ragazzini con il loro allenatore. I quattro  salvati ieri dopo essere stati intrappolati per due settimane nella grotta di Tham Luang sono in buone condizioni e al momento si trovano in ospedale. Lo ha riferito il ministro dell'Interno thailandese Anupong Paochinda ai media locali. Rimangono da recuperare gli altri sette ragazzi e il loro allenatore. Alle operazioni di soccorso, che sono riprese dopo uno stop dovuto al maltempo, partecipe lo stesso team di sub che ha estratto dalla caverna i primi quattro ragazzi.  Le operazioni erano state sospese alle 21 di ieri, ed era stato detto che sarebbero riprese alle 8 del mattino (le 3 di notte in Italia), ma così non è stato. Si è dovuto attendere che le condizioni del tempo fossero compatibili con una operazione complessa, che vede impegnati 90 subacquei, dei quali 50 sono stranieri. "Il livello dell'acqua è cresciuto da ieri, ma questo non pregiudica le operazioni di soccorso riprese questa mattina", ha dichiarato in conferenza stampa il governatore Narongsak Osatanakorn, responsabile dei soccorsi.  La squadra e l'allenatore: ecco chi sono - Attesa febbrile davanti alle grotte di Tham Luang in Thailandia dove otto piccoli calciatori e il loro allenatore sono ancora bloccati nelle viscere della terra. Sui nomi e sulle condizioni dei quattro salvati, le autorità thailandesi continuano a opporre un "muro" di no comment: "Non sono domande sagge da farsi" rispondono a chi chiede come stanno. Si sa solo che ne hanno salvati quattro e che tutti sono stati portati all'ospedale per cure e controlli. Uno sarebbe in condizioni peggiori degli altri. Quanto ai loro nomi, bisogna stare alle indiscrezioni del giornale locale Daily Beast che cita fonti ufficiali. Sarebbero: Nattawut Thakamsai, 11 anni, soprannominato "Tle", attaccante dei "Cinghialetti"; Pipat Bodhi, 15 anni: portiere, detto Nick; Pipat non gioca abitualmente con i "cinghialetti", si era unito al gruppo solo per stare con un amico nell'allenamento del 23 giugno, Prajak Sutham, 14 anni: portiere, il suo nomignolo è Note, a volte gioca anche a centrocampo; Peerapat Sompiangjai, 16 anni, soprannominato Night, ala destra. Proprio Supaluk Sompiengjai, madre di Pheeraphat ha dichiarato all'AFP. "Abbiamo sentito che quattro ragazzi sono fuori ma non sappiamo chi sono, molti genitori sono ancora qui in attesa, nessuno di noi è stato informato di nulla". Ma ha aggiunto che era ovviamente "felice" di sapere che il suo ragazzo dovrebbe già essere in salvo. Ovvio, comunque, che sorgano problemi di comunicazione e che si voglia mantenere un certo riserbo su un'operazione davvero complicata (sono coinvolti novanta sommozzatori professionisti di cui 50 arrivati da tutto il mondo e uno ci ha già rimesso la vita), che deve essere portata a termine, per diversi motivi (le condizioni meteo e quelle dei ragazzi, la mancanza d'aria in certi punti, l'oggettiva difficoltà del percorso) nel più breve tempo possibile. La grotta di Tham Luang non è lontana dal centro abitato ma si trova comunque in una zona dove tutto (strade, rifornimenti, comunicazioni) è più difficile. UN LUNGO PERCORSO PRIMA DELLA LUCE - Molti si sono chiesti, come mai l'operazione di soccorso sia così difficile e delicata. Eccola spiegata in dieci punti. 1) I dodici ragazzi (tra gli 11 e i 16 anni) si trovano su una lingua di terra piuttosto scoscesa e rimasta quasi all'asciutto a circa tre chilometri di distanza e 800 metri di profondità dall'ingresso della grotta. 2) Sono stati rintracciati dopo nove giorni grazie alla pervicacia di un gruppo di sostenitori quando le speranze di trovarli vivi erano quasi tramontate. 3) Per nove giorni hanno bevuto acqua piovana, mangiato probabilmente insetti e (forse) pipistrelli e leccato le pareti di roccia ricche di sali minerali. 4) Una volta trovati sono stati raggiunti da rifornimenti, curati, rifoccillati e messi in condizioni di tentare il percorso inverso. L'idea che dovessero restare quattro mesi là dentro in attesa che le caverne si svuotassero dalle acque delle piogge monsoniche, è stata scartata quasi subito. Abbandonata anche la speranza di scavare un tunnel che potesse portare alla superficie per una via più breve. 5) A quel punto, è stato necessario fare tre cose: a) continuare ad aspirare acqua e pompare aria nelle caverne; b) attrezzare il "percorso" con cavi, sensori, luci, bombole di riserva e punti di soccorso; c) insegnare ai ragazzini minimi rudimenti di nuoto subacqueo e a utilizzare respiratori ed erogatori d'aria. 6) Il percorso dal punto dove sono i bambini fino alla "Camera 3" dove c'è la base dei soccorsi, presenta alcuni "laghi" da attraversare in immersione, alcuni passaggi complicati e stretti che non si possono fare con le bombole in spalla; altri in cui si può camminare carponi o addirittura in piedi; 7) Per ogni bambino c'è una squadra di due sub esperti (e probabilmente altre di "riserva"). Uno "guida" tenendosi al cavo che è stato teso dalla "Camera 3", porta in braccio la bombola di ossigeno a cui è collegato il bambino che è legato a lui da una corda abbastanza corta. L'altro sub segue, aiuta il ragazzino, lo spinge, evita che sbagli strada, faccia pericolose deviazioni, sbatta nelle rocce, sia preso dal panico. 8) Nei punti più difficili, tutto si ferma. Il bambino viene fatto passare anche con l'aiuto di altre persone sparpagliate lungo tutto il percorso. Ma bisogna fare in modo che, se necessario, continui a respirare dalla bombola e che i soccorritori possano fare lo stesso. 9) Ogni imprevisto è stato calcolato, per quanto possibile. Le caverne sono "attrezzate" per qualsiasi occorrenza. Eppure, la faccenda rimane piuttosto pericolosa. Per l'intero percorso ci vogliono alcune ore. 10) Una volta arrivati a "Camera 3" le condizioni dei ragazzini vengono valutate con un primo controllo. Da lì all'uscita il cammino è abbastanza facile. Una volta fuori, i ragazzini vengono caricati su ambulanze e portati di corsa all'ospedale per cure e accertamenti. 

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