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Zuckerberg al Senato: tutta colpa mia. E dice sì a nuove leggi per l'hi-tech

Davide Di Santo
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Mark Zuckerberg è entrato per la prima volta al Congresso, mentre fuori centinaia di persone protestavano contro Facebook, il colosso tech globale sotto accusa per non fare abbastanza per proteggere i dati dei suoi utenti e per fermare la diffusione delle fake news. La testimonianza, durata quasi quattro ore, ha visto l'a.d. del colosso dei social ripetere quello che aveva detto più volte nel corso di queste settimane, da quando è scoppiato lo scandalo Cambridge Analytica. "Abbiamo fatto errori e la colpa è mia", ha affermato Zuckerberg sostenendo di aver dato troppo spazio alla società di consulenza che ha usato i dati personali di 87 milioni di persone per fare pubblicità mirate e aiutare Donald Trump a vincere le elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti. Ma nel corso dell'audizione, in cui Zuckerberg ha dimostrato di essere molto teso, sono emersi due passaggi fondamentali. Da una parte l'ad ha ammesso che "è necessario fare delle leggi" per regolamentate il settore tecnologico. Questo dopo che diversi senatori gli avevano ripetuto che il Congresso potrebbe andare in questa direzione. Dall'altra ha ammesso che la "responsabilità dei contenuti che si trovano sulla piattaforma è tutta di Facebook", anche se il social è un gruppo tech e non un media, ha aggiunto Zuckerberg. I politici lo hanno incalzato sulla competizione. Zuckerberg non ha saputo indicare il principale avversario del colosso, ma ha detto che a lui "non sembra che Facebook detenga un monopolio". Ma non è finita. Oggi, alle 10 di mattina da Washington, Zuckerberg tornerà al Congresso, questa volta davanti alla commissione Energia e a quella del Commercio della Camera. L'unica soddisfazione dell'ad è l'andamento del suo gruppo a Wall Street: ieri infatti il titolo ha guadagnato il 4,5%, un record che non toccava da due anni. 

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