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Addio a Winnie Mandela, è morta l'ex moglie di Nelson
Addio a Winnie Mandela. È morta in Sudafrica, all'età di 81 anni, l'attivista anti-apartheid ed ex moglie dell'icona Nelson Mandela. Pioggia di messaggi di cordoglio per uno dei personaggi più caratterizzanti nonché divisivi del Sudafrica. Il portavoce della famiglia, Victor Dlamini, ha riferito che Winnie Madikizela-Mandela è morta nelle prime ore di lunedì nell'ospedale Netcare Milkpark di Johannesburg a seguito "di una lunga malattia", a causa della quale era entrata e uscita più volte dall'ospedale dall'inizio dell'anno. Sposata con Nelson Mandela per 38 anni, Winnie ha giocato un ruolo di alto profilo nella campagna per porre fine al governo della minoranza bianca in Sudafrica. Storica la foto che ritrae Winnie e Nelson Mandela mano nella mano quando Nelson Mandela uscì dal carcere dopo 27 anni, nel 1990. La maggior parte degli anni del matrimonio la coppia li visse separata, dal momento che Nelson fu appunto in prigione per 27 anni, così Winnie si trovò a crescere le due figlie da sola. Le nozze furono celebrate nel 1958, ma nel 1964 Nelson Mandela fu condannato al carcere a vita. Gli anni di detenzione furono un colpo fatale per la coppia: mentre il marito era in carcere, Winnie diventò la pasionaria delle township e incoraggiò la violenza per lottare contro il regime segregazionista. Il posto di Winnie Mandela nella storia fu anche macchiato da controversie e accuse di violenze relative agli ultimi anni dell'apartheid. Nel 1986 venne legata ai casi cosiddetti casi di "necklacing", quando sospetti traditori furono bruciati vivi con la tecnica in base alla quale veniva messo loro sulla testa uno pneumatico imbevuto di benzina, al quale veniva dato fuoco. E l'anno dopo lei fu condannata a sei anni per complicità in rapimento e aggressione nell'ambito del caso dell'uccisione del 14enne Stompie Moeketsi, sospettato di essere un agente del regime bianco. Winnie ha sempre negato le accuse e alla fine la condanna fu ridotta a una multa. I Mandela si separarono nel 1992, due anni dopo la scarcerazione di Nelson, e divorziarono poi nel 1996, dopo una disputa legale da cui emerse che Winnie aveva avuto una storia con una giovane guardia del corpo. Nel 2013 alla morte di Nelson Mandela, che intanto si era risposato con Graça Machel, lui non lasciò a Winnie nulla in eredità; lei fece ricorso alla giustizia, invano. In età più anziana, poi, lei riemerse come "madre della nazione", onorata come promemoria vivente di Mandela e della lunga battaglia contro l'apartheid. Solo il mese scorso era comparsa in tv mentre scherzava con Cyril Ramaphosa, il neo-nominato presidente, che le fece una chiamata di cortesia nella casa di lei a Soweto, township in cui viveva da decenni. Allora comparse vestita con i colori dell'African National Congress (Anc), cioè giallo, nero e verde. Desmond Tutu, l'ex arcivescovo anglicano premio Nobel per la Pace nel 1984, ha offerto il suo saluto a Winnie Mandela, definendola un "grande simbolo" della lotta contro l'apartheid. "Si rifiutò di piegarsi all'imprigionamento del marito, all'aggressione perpetua della sua famiglia da parte delle forze di sicurezza, ad arresti, divieti e messe al bando", ha affermato, aggiungendo che "la sua coraggiosa sfida è stata di profonda ispirazione per me e per generazioni di attivisti". Il responsabile politico dell'Anc, Jeff Radebe, l'ha definita invece "un'icona della lotta rivoluzionaria".