Cambridge Analytica: raccolta dati partì con Bannon. Facebook crolla, Zuckerberg limita i danni
L'ex stratega di Trump dietro i primi tentativi per testare il potere dei messaggi anti-establishment
Ci sarebbe l'ex stratega di Donald Trump, Steve Bannon, dietro i primi tentativi di Cambridge Analytica di raccogliere dati su Facebook come parte di un ambizioso programma per costruire profili dettagliati di milioni di elettori americani. Lo ha rivelato, secondo quanto riferisce il Washington Post, Chris Wylie, dipendente di Cambridge Analytica fino alla fine del 2014. Secondo Wylie, quell'anno la compagnia proprio sotto Bannon identificò e testò il potere dei messaggi anti-establishment che in seguito sarebbero emersi come temi centrali nei discorsi della campagna del futuro presidente degli Stati Uniti. Zuckerberg vende le azioni Le prime ripercussioni dello scandalo, che ha visto i dati di oltre 50 milioni di profili Facebook usati illegalmente a scopo elettorale, sono quelle in Borsa. Nuovo tonfo per le quotazioni di Facebook, travolte dal "Datagate": l'ondata di sell off che si è scatenata lunedì scorso e che è proseguita ieri ha portato l'amministratore delegato Mark Zuckerberg a perdere un totale di 9 miliardi di dollari in due sessioni. Da segnalare tuttavia che, negli ultimi tre mesi, Zuckerberg ha venduto più azioni Facebook di quanto abbia fatto qualsiasi altro insider di una società quotata a Wall Street. Negli ultimi tre mesi non c'è stato, di fatto, nessun insider selling di una tale portata in nessun'altra società quotata in borsa, stando al report Vickers Weekly Insider di Angus Research. Il professore del test: io capro espiatorio Mentre la Commissione americana per il commercio, la Ftc, apre un'inchiesta su Facebook per stabilire se ha violato i termini del decreto sul consenso del 2011, Aleksandr Kogan ha sostenuto di essere usato come "capro espiatorio" sia dalla società finita al centro dello scandalo che dallo stesso social media. Si tratta del professore che ha creato l'app "This is your digital life" attraverso la quale Cambridge Analytica è riuscita a raccogliere i dati di 50 milioni di utenti di Facebook e a utilizzarli a favore della campagna elettorale di Donald Trump negli Usa e per la Brexit nel Regno Unito. L'accademico ha riferito di aver concluso il suo lavoro alla Cambridge Analytica nel 2014 e che non aveva idea dell'utilizzo dei dati raccolti per aiutare il candidato repubblicano alle presidenziali americane. Il suo intento, ha affermato, era averli per poter modellare il comportamento umano attraverso i social media. "Gli eventi della scorsa settimana sono stati uno shock totale, e per come la vedo io, sono fondamentalmente usato come capro espiatorio sia da Facebook che da Cambridge Analytica quando pensavamo di fare qualcosa di veramente normale", ha affermato Kogan, citato dalla Bbc. L'uso dei dati per manipolare il voto Attraverso l'app inventata da Kogan vennero raccolti legalmente i dati di 270mila utenti insieme però anche ai dati dei loro amici, raggiungendo 50 milioni di profili in tutto. L'ad Alexander Nix, ormai sospeso, in una registrazione segretamente raccolta da Channel 4, sosteneva di aver lavorato per la campagna di Trump e si vantava di aver permesso al magnate newyorkese di vincere le presidenziali con uno stretto margine di "40mila voti" in tre Stati. Affermazioni poi smentite dalla società che, negando ogni accusa di violazione, ha parlato di "scenari ipotetici ridicoli" avanzati dai dirigenti anche in parte per risparmiare il cliente "dall'imbarazzo".