STATI UNITI

"Armi agli insegnanti". Bufera su Donald

Angela Bruni

 E' bufera sulle parole del presidente americano, Donald Trump che, a pochi giorni dalla sparatoria in una scuola della Florida nella quale sono morti 17 ragazzi, si è detto favorevole all'ipotesi di armare gli insegnanti nelle scuole per prevenire stragi, una posizione simile a quella assunta dalla potente lobby americana delle armi, la National Rifle Association (Nra) nel 2012, dopo il massacro di 20 bambini nella scuola elementare Sandy Hook. «Se aveste avuto un insegnante abile con le armi si sarebbe potuto mettere fine all’attacco molto rapidamente», ha detto Trump ricevendo alla Casa Bianca una quarantina di sopravvissuti, insegnanti e familiari di vittime della strage del 14 febbraio in Florida. Pur ammettendo che il piano è controverso, il presidente ha osservato che «un insegnante potrebbe avere con sé un’arma nascosta, potrebbe essere addestrato e in questo caso sarebbe stato lì», pronto a intervenire. La Nra si è detta da tempo disposta a finanziare programmi per aumentare il personale armato nelle scuole. Rispetto alla proposta di bandire l’acquisto di armi sotto i 21 anni, un divieto che avrebbe impedito all’autore della strage in Florida di armarsi, Trump ha mostrato delle aperture. Netto, però, il no della lobby delle armi: «Le proposte legislative per impedire a cittadini rispettosi della legge di età compresa tra 18 e 20 anni di acquistare fucili e carabine, che di fatto impediscono loro l’acquisto di ogni tipo di arma da fuoco, li priva del diritto costituzionale dell’autodifesa», ha tuonato il direttore Affari Pubblici della Nra, Jennifer Baker. «Continueremo ad opporci a misure per il controllo delle armi che puniscono solo i cittadini che rispettano la legge», ha avvertito. La mamma di un bimbo di sei anni morto a Sandy Hoop ha apertamente detto al presidente che armare gli insegnanti non è la soluzione. «Non possiamo deluderli. Dobbiamo tenere i nostri ragazzi al sicuro», ha twittato Trump dopo l’incontro. «Ricorderò sempre il tempo trascorso oggi con studenti coraggiosi, insegnanti e famiglie», ha cinguettato il presidente, che poi per smorzare le polemiche ha corretto il tiro: «Non ho mai detto "date le armi agli insegnanti" come è stato detto sulle Fake News Cnn e Nbc. Quello che ho detto - afferma Trump - è di valutare la possibilità di dare armi, da portare non a vista, a insegnanti esperti di armi, con un passato militare o addestramento speciale - solo i migliori. Il 20% degli insegnanti, una percentuale rilevante, sarebbe in grado di rispondere immediatamente al fuoco se un pazzo entrasse a scuola con intenzioni minacciose». Non basta però a placare le polemiche. Contrarietà alla proposta di armare gli insegnanti è stata espressa dal senatore repubblicano Marco Rubio durante l’evento organizzato dalla Cnn con i sopravvissuti alla strage in Florida, parlamentari e rappresentanti della Nra. «Non serve mettere armi nelle mani degli insegnanti. Dobbiamo armare gli insegnanti con più soldi nelle loro tasche», ha aggiunto Robert Runcie, il sovrintendente delle scuole pubbliche della contea di Broward, dove si trova il liceo Douglas, teatro della strage della scorsa settimana. Intanto Barack Obama e la moglie Michelle sono scesi in campo nel dibattito sulle armi, schierandosi al fianco degli studenti che chiedono una riforma. «Sono totalmente incantata dagli straordinari studenti in Florida. Come ogni movimento per il progresso, la riforma delle armi richiede coraggio straordinario e resistenza. Ma Barack Obama ed io crediamo in voi, siamo orgogliosi di voi e saremo con voi in ogni passo», ha scritto su Twitter l’ex First Lady. Ma diverse scuole stanno minacciando gli studenti che hanno in programma di manifestare in tutti gli Stati Uniti, avvertendo che chi protesta disertando le ore di lezione potrebbe subire gravi ritorsioni. Il sovrintendente del distretto scolastico Needville Independent School, di Houston, Curtis Rhodes, ha avvertito in un post su Facebook che «chiunque partecipi a proteste di stampo politico sarà sospeso per tre giorni», indicando che saranno tutte le scuole pubbliche della città a non tollerare le manifestazioni durante l’orario scolastico.