Ambasciata Usa a Gerusalemme. Il Papa: rispettare status quo
Gli Stati Uniti di Trump verso il riconoscimento della città come capitale di Israele. Preoccupazione da Londra, Parigi e Berlino
Donald Tump sta per riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale di Israele. Il presidente degli Stati Uniti darà nelle prossime ore indicazione al Dipartimento di Stato di avviare l'iter per il trasferimento della ambasciata americana da Tel Aviv. Da Washington si sottolinea il riconoscimento di "una realtà storica e attuale", più che una presa di posizione politica confermando il proprio "immutato impegno per il processo di pace". Ma la decisione scuote l'atlante internazionale. "Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo, non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite", ha detto Papa Francesco al termine dell'udienza generale in Aula Paolo VI in Vaticano. "Gerusalemme - aggiunge il Pontefice - è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani, che in essa venerano i Luoghi Santi delle rispettive religioni, ed ha una vocazione speciale alla pace. Prego il Signore che tale identità sia preservata e rafforzata a beneficio della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero e che prevalgano saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti". Per il premier turco Binali Yildirim, in visita a Seul, la scelta di trasferire l'ambasciata Usa nello Stato ebraico è una "decisione illegittima" e rischia di innescare una guerra di religione in Medio Oriente. "Qui l'introduzione di qualsiasi cambiamento rischia di compromettere gli sforzi per la creazione di uno stato palestinese - ha insistito Yildirim, citato dall'agenzia di stampa Anadolu - e dall'altra parte rischia di innescare un nuovo conflitto interreligioso". Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, durante una conferenza stampa a Gerusalemme sostiene che "Il futuro di Gerusalemme è qualcosa che va negoziato con Israele e con i palestinesi". Nel dibattito si inserisce Londra. La Gran Bretagna è preoccupata, ha detto il ministro degli Esteri Boris Johnson arrivando al meeting dei capi diplomazia della Nato a Bruxelles. "Vediamo queste notizie con preoccupazione, perché ovviamente pensiamo che Gerusalemme dovrebbe far parte di un accordo definitivo fra israeliani e palestinesi, un accordo negoziato". Preoccupazioni simili sono state espresse dai ministri degli Esteri di Francia e Germania.