CRISI INTERNAZIONALE
Repubblica turca di Cipro del Nord: "Vogliamo il modello Taiwan"
Il 23 Luglio 2017, nella cittadina Svizzera di Cras-Montana, la diplomazia internazionale ha fallito: è stata l’ultima di una serie di sconfitte che si moltiplicano da oltre cinquant’anni: i negoziati per la riunificazione dell’isola di Cipro non hanno raggiunto alcun punto fermo. Ancora ad oggi la situazione rimane in stallo dimostrando le politiche fallimentari dell’Ue e dell’Onu. Il Ministro degli Esteri turco-cipriota, Tahsin Ertugluloglu, ha proposto in questi giorni, il riconoscimento della Repubblica Turca di Cipro del Nord, proponendo come soluzione l’esempio di Taiwan, Stato “de facto”, o del Kossovo, parzialmente riconosciuto dall’Europa sudorientale e autoproclamatosi indipendente. La strada è comunque ancora molto lunga. Sussistono gravi problemi a livello politico con i greco-ciprioti: “Non c’è reciprocità con i greco-ciprioti. La chiusura è netta”. Questo è quanto afferma il Presidente Mustafa Akinci, che prosegue affermando: “Quanto sia importante la sicurezza per il nostro Paese”. I soldati turchi non sono mai andati via dall’isola. Il contingente di protezione di Ankara conta 40 mila uomini, un numero molto alto per un’isola che conta circa un milione e mezzo di abitanti. Nicosia, città con ascendenze templari, francesi, veneziane, ottomane e inglesi (dal 1878 al 1959 l’isola è stata colonia britannica), da oltre 40 anni è divisa in due parti: a sud i greco-ciprioti della Repubblica di Cipro, Paese membro dell’Ue e riconosciuto a livello internazionale. A nord, i turco-ciprioti della TRNC, Paese riconosciuto solamente dalla Turchia. Al centro la cosiddetta “linea verde” che divide Nicosia (Lefkosa per i turco-ciprioti), che taglia in due la capitale. Quello che la Repubblica di Cipro del Nord richiede è: “Legittimità”. Questa parola è un tormento per i turco-ciprioti, in quanto la comunità internazionale li ha isolati dal mondo: non possono viaggiare all’estero se non passando dalla Turchia; non possono commerciare alcun bene se non aiutati dalla Turchia; i loro titoli di studio faticano ad essere riconosciuti; i loro porti sono considerati illegali. Da un punto di vista commerciale i diritti di proprietà sono un problema sempre più incalzante: nell’agenda internazionale si sono aggiunte rivendicazioni riguardanti gli idrocarburi ed è proprio in merito a questo che il Presidente Akinci, pronto a trovare una soluzione per entrambe le parti dell’isola, afferma che: “Il gas è sufficiente per tutte e due le comunità, ma i greco-ciprioti sono molto chiusi ad ogni tipo di collaborazione. I turchi vogliono unirsi a Cipro e dall’altra parte dell’isola si deve capire che non deve sussistere alcun ostruzionismo a questo processo di riunificazione”. La situazione è ancora lunga e molto confusa, ma i turco-ciprioti conoscono molto bene la loro identità e le loro origini, fieri come popolo e ben consapevoli di ciò che devono affrontare. Mentre la diplomazia internazionale fallisce, due popoli continuano a vivere separati e si allontanano sempre di più.