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Fuori dall'accordo Onu sui migranti, Trump sfila gli Usa

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Il presidente Usa Donald Trump

Silvia Sfregola
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Clima, Unesco, nucleare iraniano, migranti: sono alcuni dei simboli del disimpegno americano sulla scena internazionale. Dal giorno dell'insediamento di Donald Trump, gli Usa hanno lasciato o minacciato di lasciare diversi accordi internazionali, sull'onda di un presidente che pensa all'America First, prima di tutto. Gli Stati Uniti hanno notificato alle Nazioni unite il loro ritiro dal patto sui migranti e rifugiati, affermando che esso sia incompatibile con le loro politiche migratorie e con i principi dell'amministrazione Trump. Ad annunciarlo è stata la missione americana all'Onu, tramite una dichiarazione dell'ambasciatrice Nikki Haley, affermando che gli americani devono poter scegliere da soli le loro politiche in materia migratoria. Una spiegazione coerente con la linea del presidente Donald Trump, che sin dalla campagna elettorale ha insistito per il pugno di ferro, promettendo tra l'altro un muro alla frontiera con il Messico e il divieto d'ingresso ai musulmani nel Paese (misure che, sinora, non è riuscito a completare). Nel settembre 2016, i 193 membri dell'Assemblea generale Onu hanno adottato una dichiarazione politica non vincolante, la Dichiarazione di New York per rifugiati e migranti, impegnandosi per "migrazioni sicure, ordinate e regolari", sostenendo i diritti dei profughi, aiutando a promuovere il loro reinsediamento e l'accesso al lavoro e all'educazione. Il processo per sviluppare il Global Compact on Migration è iniziato nell'aprile 2017 e l'Assemblea generale ha previsto una conferenza nel 2018 per adottarlo. "Decideremo come controllare al meglio i nostri confini e a chi sarà consentito entrare nel nostro Paese", ha dichiarato Haley. "La partecipazione americana" al patto "era iniziata nel 2016, dopo la decisione dell'amministrazione Obama di aderire alla Dichiarazione sulle migrazioni di New York", si legge sul sito della missione degli Stati Uniti all'Onu. Quella dichiarazione, prosegue, "contiene numerose misure che sono inconsistenti con le politiche su migranti e rifugiati degli Stati Uniti e con i principi sull'immigrazione dell'amministrazione Trump". Il presidente dell'Assemblea generale Onu, Miroslav Lajcak, si è detto "dispiaciuto per la decisione del governo statunitense", perché il "ruolo degli Usa nel processo" per il "rafforzamento di una governance globale delle migrazioni" è "critico", visto che il Paese "ha storicamente e generosamente accolto persone da tutto il globo e resta la casa del maggior numero di migranti internazionali al mondo". Lajcak "sottolinea che le migrazioni sono un fenomeno globale che richiede una risposta globale, che il multilateralismo rimane il modo migliore di affrontare le sfide globali" e "conta sul sostegno di tutti gli Stati membri per arrivare a una visione comune". Ma, in linea con il principio "America First" di Trump, gli Stati Uniti vogliono fare da soli. Da quando Trump s'è insediato, quasi un anno fa, si sono già ritirati da varie iniziative internazionali cui il Paese aveva aderito durante l'amministrazione del predecessore, il democratico Barack Obama. Tra esse ci sono l'accordo sul clima per contrastare il riscaldamento climatico, sottoscritto alla Cop21 di Parigi nel dicembre 2015, e l'appartenenza all'agenzia Unesco, accusata da Washington di essere anti-israeliana. Inoltre, Trump nell'ottobre scorso ha decertificato l'accordo sul nucleare iraniano del luglio 2015, passando la questione al Congresso e minacciando di "mettere fine all'intesa" se essa non sarà rinegoziata.

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