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Ma che ci va a fare il Papa in Birmania?

Papa Francesco

Bergoglio visita una terra dove la Chiesa cattolica è assente. Ma dove in compenso si intrecciano tanti grandi interessi geo-politici e strategici

Alessandro Meluzzi
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La dizione "Oltretevere" riguardava tradizionalmente la divisione tra la Roma papalina e quella mazziniana, umbertina, fascista e poi repubblicana. E i ponti sul Tevere assumevano un significato simbolico particolare, tanto da legittimare nei tempi della politica andreottiana la dizione Oltretevere come luogo dei rapporti tra Stato e Vaticano. Ma altri ponti sembrano diventati importanti nell'attuale pontificato bergogliano. Per esempio, quel mitico ponte sul fiume Kwai, che ci ricorda la memorabile interpretazione di Alec Guinness nei panni del colonnello inglese Nicholson durante l'invasione giapponese della Birmania. Che cosa ha a che vedere tutto questo con la missione di Bergoglio? Purtroppo moltissimo. Infatti, non era mai accaduto che un papa partisse per una missione internazionale in territori in cui la Chiesa cattolica è praticamente assente ma in cui, invece, alligna una grave crisi geopolitica che se fosse stato possibile per le forze dem che hanno fortemente sostenuto l'ascesa al soglio pontificio si sarebbe recato in Birmania non Bergoglio ma Hillary Clinton per conto di Soros & c. Parlo della crisi dell'Arkan, quel territorio abitato da una minoranza musulmana, i cosiddetti Rohingya, tradizionalmente alleata con l'impero britannico. Si tratta di... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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