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Catalogna, arrestati il vicepresidente e altri 8 membri del governo

Il giudice dell'Audiencia Nacional ha ordinato il carcere preventivo

Carlo Antini
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Cambio di scena sul palcoscenico della crisi catalana: dai palazzi della politica ci si sposta nelle aule di tribunale. Con il fil rouge delle proteste di piazza. E' andato in scena il giorno in cui le autorità deposte della Catalogna erano attese nei tribunali di Madrid, convocate per essere interrogate in relazione alle accuse di ribellione, sedizione e malversazione legate al processo che ha portato alla dichiarazione d'indipendenza unilaterale al Parlament della Catalogna, poi commissariata da Madrid tramite l'articolo 155 della Costituzione. La giudice dell'Audiencia Nacional, Carmen Lamena, ha ordinato il carcere preventivo per il vicepresidente deposto della Generalitat, Oriol Junqueras, e per gli otto ex membri del Govern che si sono presentati a deporre nel tribunale Madrid. La magistrata ha accolto la richiesta della procura e ha stabilito che sussista il rischio di fuga, reiterazione del reato e distruzione delle prove. Per la ribellione la pena massima è di 30 anni di carcere, mentre per le altre accuse rispettivamente di 15 anni e otto anni. Entrano in varie carceri di Madrid, oltre a Junqueras, gli ex consiglieri Meritxell Borras, Jordi Turull, Raul Romeva, Josep Rull, Carles Mundo, Joaquim Forn, Dolors Bassa e Santi Vila. Per quest'ultimo, però, la giudice ha consentito la libertà su cauzione, dietro pagamento di 50mila euro. Questo perché Vila si dimise 24 ore prima che il Parlament approvasse la dichiarazione unilaterale d'indipendenza. Tuttavia, tramite il suo avvocato, il politico ha comunicato l'intenzione di trascorrere la notte in cella, «per solidarierà» con i colleghi. Le stesse pesanti accuse pendono sul governatore deposto della Catalogna, Carles Puigdemont, e sui quattro membri del suo Govern che si trovano con lui in Belgio. La procura ha chiesto anche per loro il carcere, e se la giudice accogliesse la richiesta dovrebbe emettere un ordine d'arresto internazionale. La sua decisione non arriverà prima di venerdì, secondo fonti giudiziarie. Le autorità belghe, in caso di mandato internazionale, dovrebbero fermarli e metterli a disposizione di un giudice, che decida se mandarli o meno in carcere. Già nei giorni scorsi, i legali di Puigdemont avevano annunciato che non si sarebbe presentato a Madrid, e lo ha poi ribadito l'avvocato Paul Bekaert: "Il clima non è buono, meglio prendere le distanze. Se lo chiedono, collaborerà con la giustizia spagnola e belga». Gli ex membri del Govern che si trovano con lui in Belgio sono Clara Ponsatí, Antoni Comin, Lluis Puig e Meritxell Serret. Davanti alla Corte suprema erano comparsi la presidente deposta del Parlament, Carme Forcadell, e i membri della Mesa. Il loro interrogatorio è stato rinviato al 9 novembre, come chiesto dalla difesa, e il giudice Pablo Llarena ha ordinato la vigilanza di polizia per Forcadell. Junqueras ha commentato su Twitter: «Fate ogni giorno tutto ciò che potete per sconfiggere il male alle urne il 21 dicembre. In piedi, con determinazione e fino alla vittoria», in riferimento alle elezioni convocate dal governo del premier Mariano Rajoy. E la sindaca di Barcellona, Ada Colau, ha parlato di «un giorno nero per la Catalogna» in cui «il governo eletto» va «in prigione». Il Pp di Rajoy ha comunicato rispetto per le decisioni dei giudici, mentre il Psc definisce le misure sproporzionate e l'indipendentista Cup ha chiesto «l'immediata rimessa in libertà» del Govern. Le organizzazioni indipendentiste hanno convocato una settimana di proteste. Secondo i media spagnoli, sono migliaia le persone scese in strada a sostegno degli ex membri del Govern in carcere.

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